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Il vascello fantasma 305


torrenti scrosciare allegramente e più lontano, verso le coste, gridare gli uccelli marini, sempre numerosissimi.

Balzando di cornicione in cornicione o scivolando lungo i canaloni o sui detriti rocciosi trascinati dalla grande frana, i cinque esploratori giunsero ben presto all’estremità della vallata, avanzandosi verso una riva bassa e sabbiosa, la quale si estendeva in forma d’un arco, formando una minuscola baia.

Era quello un vero posto da testuggini, amando quegli anfibi le rive basse e sabbiose, non potendo salire i piccoli altipiani o le coste rocciose in causa della brevità delle loro zampe e del peso, relativamente enorme, del guscio.

E poi, dove la sabbia manca, la tartaruga difficilmente si mostra, non potendo seppellire le sue uova.

— Dobbiamo aspettare la luna, — disse Ranzoff. — Appena l’astro notturno si degnerà mostrare il suo allegro faccione, noi vedremo sorgere dall’oceano delle vere colonne di anfibî, poichè questa è la stagione propizia per affidare alle sabbie le uova.

Forse là sotto ve ne saranno delle migliaia, ma a noi non conviene per ora mostrarci. Quegli anfibî’ sono estremamente diffidenti e temono assai l’uomo. —

Si nascosero dietro una roccia, accesero sigari e pipe, a seconda dei gusti, e aspettarono, chiacchierando sommessamente, certissimi di fare una grossa raccolta di carne e di uova.

— E che cosa vengono a fare qui quelle bestie? — chiese Rokoff, che era il più curioso della compagnia.

— Ve l’ho già detto, — rispose Ranzoff. — Depongono sotto la sabbia delle frittate colossali.

— Sono eccellenti quelle uova?

— Quasi quanto quelle delle galline.

— E perchè le seppelliscono sotto le sabbie?

— Per non prendersi il disturbo di covarle. Al pari dei coccodrilli lasciano che s’incarichi il sole di maturarle.

— E si scavano delle buche?

— Si capisce. Quasi sempre nel mese di febbraio le testuggini lasciano il mare per accostarsi alle isole.

Prima però esplorano minutamente e per parecchi giorni le rive, volendo assicurarsi che nessun pericolo le minacci, poi approdano, sempre di notte, dopo il calare del sole, e coi piedi posteriori che sono molto lunghi e armati di robuste unghie ricurve, scavano una fossa, larga

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