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Il vascello fantasma 301


— E perchè non sono venuti a ritirare questi barili? — chiese Fedoro.

— Avranno fatto naufragio o saranno stati appiccati ai pennoni di qualche incrociatore inglese, — rispose Ranzoff.

— Allora la storia del tesoro sarebbe rimasta ignorata, — osservò Rokoff.

— Può darsi che qualcuno sia riuscito a salvarsi o dall’acqua o dalla corda e che gli siano mancati i mezzi per intraprendere una spedizione fino a quest’isola.

Diversamente nessuno avrebbe potuto sapere più nulla.

— E quant’oro contengono questi barili? — chiese Wassili.

— Circa venticinque milioni di lire, — rispose il capitano dello Sparviero. — Abbiamo qui tanto da poter indennizzare largamente il baronetto e dividerci ancora un bel gruzzolo d’oro, che ci permetterà di vivere senza troppi fastidi.

— Dividere, avete detto! — esclamò Rokoff.

— È la parola esatta, — disse Ranzoff. — Vi dispiace forse, signor Rokoff?

— Anzi, capitano. Non riesco però a capire perchè voi pensiate a dividere; mentre questo mare d’oro dovrebbe appartenere esclusivamente a voi.

— Tacete, signor Rokoff. Fra amici non si deve quistionare.

Ciò che è detto è detto, è vero, Wassili? — L’ingegnere fece col capo un cenno di assentimento, accompagnato da un sorriso.

— E poi, — continuò il capitano dello Sparviero, — resterà a me un altro tesoro, non così grosso come questo e che mi sono impegnato di dividere col figlio del capitano Summers, se riuscirò a scoprirlo.

— Nascosto in un’altra isola? — chiesero ad una voce i tre russi ed il cosacco.

— Sì, amici, in un’isola che abbiamo già veduta. Mi viene anzi il sospetto che il barone di Teriosky sia andato a piantare il suo nido sull’Inaccessibile colla speranza d’impadronirsi anche di quello.

— Queste isole dell’Atlantico posseggono dunque tutte dei fiumi d’oro? — chiese Rokoff. — Sono verità o leggende?

— Ne avete qui una prova se sono leggende, — rispose Ranzoff. — Quello però di cui intendo parlare non è stato nascosto dai corsari atlantici.

È una storia curiosissima che io ho appresa dalla bocca istessa di Horward Summers, figlio dell’omonimo capitano.