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300 Capitolo VII.


cata e mai ritrovata dagli avventurieri di Knight, cominciava precisamente là.

Un enorme cornicione, corroso forse dalle acque o fatto saltare appositamente dai corsari, che nel 1820 avevano occupato l’isolotto, era rovinato, coprendo coi suoi detriti buona parte del lato occidentale del Ninepin.

— Adagio, amici, — disse Ranzoff, il quale apriva la via. — Se succede, sotto il nostro peso, un altro franamento, noi scivoleremo tutti in mare.

Il punto più scabroso da superarsi è questo. —

Si impegnarono in un secondo canalone, quasi ripieno di terra e di frammenti di roccia, e, dopo cinque minuti, raggiunsero un secondo cornicione, più largo del primo.

Il capitano dello Sparviero lo percorse per una dozzina di metri poi si fermò dinanzi ad un’apertura che aveva forse un paio di metri, di circonferenza.

— Liwitz, — disse. — Accendi le torce. —

Ne prese una, si gettò a terra e s’inoltrò carponi, seguìto da tutti gli altri.

Una galleria che pareva fosse stata aperta dalle braccia dell’uomo, s’apriva, bassa assai e anche molto stretta.

Era un vero miracolo se Rokoff, col suo corpaccio da orso nero, riusciva a passare.

Avanzatisi per una quindicina di passi; si trovarono in una vasta caverna naturale, abbastanza alta perchè anche un granatiere si potesse tenere comodamente in piedi, ed agli sguardi dei russi e del cosacco apparvero una ventina di grossi barili, colle doghe già ormai quasi fracide, attraverso alle cui fessure erano scivolate non poche sterline.

Ranzoff, che oltre al fucile, si era armato d’una piccola scure, vibrò sul più vicino un colpo formidabile.

Tosto una pioggia d’oro che strappò a Rokoff un alto grido di meraviglia, si sparse per la caverna, con un dolcissimo suono metallico.

— Vedete? — chiese Ranzoff colla sua solita calma. — Sono vere sterline, predate certamente a qualche nave inglese. In tre o quattro barili vi sono anche delle verghe d’oro purissimo, vero oro di miniera, rubato a qualche nave spagnola proveniente dai porti del Perù o del Chilì.

Sapevano far bene i loro affari quegli scorridori del mare.