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298 | Capitolo VII. |
Quando lo Sparviero, dopo essere passato al di sopra di lunghe file di scogliere, si posò sulla vetta dell’isola chiamata Ninepin, la quale si alza in forma di torre per duecento e cinquant’otto metri, dominando le verdeggianti vallette del Sugar-loaf, immense nuvole di gabbiani si precipitarono sul fuso, starnazzando furiosamente le ali.
Erano parecchie migliaia e parevan tutti furibondi e pronti a dare anche battaglia, avendo sulla piattaforma di quella gigantesca torre i loro nidi. Una scarica di fucili, eseguita da Rokoff e da Fedoro, mise in fuga tutti quei poco pericolosi volatili e lo Sparviero potè adagiarsi tranquillamente sul picco, non senza schiacciare, colla carena, parecchie centinaia di uova.
— Siamo dunque sulla terra del tesoro, — disse Rokoff, balzando sulla roccia armato di fucile, temendo un nuovo attacco da parte dei battaglioni alati.
— La caverna dei corsari non è che a pochi passi da noi, — rispose Ranzoff. — Si apre lungo la parete occidentale.
— Io credo però che questi volatili ci daranno non poche noie prima di giungervi, — disse Wassili. — Si direbbe che si sono costituiti difensori del tesoro.
— Li fucileremo, amico. Liwitz, i nostri fucili da caccia. —
I gabbiani, le starne bianche, le procellarie, i dysporus piscator, ai quali si erano perfino uniti alcuni grossi albatros, dal becco robustissimo, si preparavano infatti a difendere, se non il tesoro, i loro nidi.
Giungevano nuovamente alla carica, a reggimenti, con un gridìo assordante, sbattendo le loro ali sui volti degli intrusi, cercando di acciecarli.
Nessuno, fino allora, aveva visto tanto accanimento da parte di volatili relativamente piccoli. I meno coraggiosi erano invece i grossi albatros, i quali si tenevano prudentemente dietro alle falangi, accontentandosi di manifestare la loro indignazione per quella violazione di domicilio, con sonori ragli.
— Si direbbe che qui vi sono degli asini, — disse Rokoff, sparando in mezzo alla nuvolaglia pennuta.
Ranzoff, i suoi amici e anche i marinai si erano messi pure a sparare all’impazzata, seccati da quelle noiose manifestazioni, più rumorose che altro, poichè tutti quei volatili non osavano assalire direttamente gl’intrusi.
Nondimeno gli esploratori dovettero compiere, loro malgrado, un vero massacro prima di sbarazzarsi di quegli importuni.