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296 | Capitolo VI. |
tutte le direzioni dei terribili colpi di coda, poi prese la corsa verso il sud, trascinando seco lo Sparviero. Mentre ciò avveniva, Ranzoff eseguiva per suo conto una serie di calcoli.
— Che cosa fai dunque? — chiese Wassili, mentre Liwitz, dietro un segno del suo capitano, arrestava per alcuni secondi il movimento delle ali e delle eliche.
— Voglio rendermi conto della forza di trazione di questi giganteschi pesci, — rispose il capitano dello Sparviero.
— E hai ottenuto?
— Che questa balena, che deve pesare non meno di settanta tonnellate, possiede una forza di centocinquanta cavalli a vapore e qualche frazione.
È un esperimento come un altro.
— Che può però diventare pericoloso. Lo Sparviero subisce dei soprassalti terribili. —
Invece di rispondere, Ranzoff fece a Liwitz un altro segno e la macchina volante invece di lasciarsi rimorchiare, riprese a sua volta la corsa mantenendosi sopra al cetaceo.
— Per le steppe del Don!... — esclamò Rokoff. — Questo bestione fila come una torpediniera d’alto mare.
— Molto di più, capitano, — rispose Ranzoff.
— Durerà molto questa corsa indiavolata?
— Meno di quello che credete. Il povero cetaceo si esaurisce rapidamente.
Guardate quanto sangue cola dalla sua ferita. —
La balena infatti rallentava. Di quando in quando si tuffava tutta sperando di calmare i dolori atroci prodotti dal terribile rampone, poi rimontava a galla mandando urli sempre più formidabili.
Il balenottero invece era scomparso, costrettovi dalla madre, poichè quei bravi cetacei sentono infinitamente l’amore per la loro prole e si sacrificano volontieri pur di salvare i figli.
Quella corsa furiosa durò un’ora buona, poi il cetaceo fece la sua prima fermata vomitando dagli sfiatatoi dei getti d’acqua rossastra.
Era quello il segnale della sua prossima fine. Rantolava poderosamente: pareva d’udire talvolta il tuono ad una grande distanza.
Fece ancora tre o quattro immersioni battendo, furiosamente la coda e la larga pinna dorsale, poi per la seconda volta s’arrestò.
Il suo immenso corpo sussultava tutto, come se provasse dei brividi incessanti.