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Il Tesoro di Trinidad 295


— Corda, corda, Ursoff!... — urlò Ranzoff.

La balena affondava insieme al balenottero, agitando furiosamente la possente coda. Delle vere ondate si sollevavano intorno ad essa e la spuma si tingeva di rosso.

Il sangue usciva a torrenti dall’enorme squarcio prodotto dal rampone.

Il dorso nero, scomparve formando come un piccolo gorgo, mentre la fune, che aveva una lunghezza da trecentocinquanta a quattrocento metri, continuava a svolgersi.

— Ed ora? — chiese Wassili, guardando Rokoff.

— Aspettiamo che ritorni a galla e che ci rimorchi.

— Non ci trascinerà invece in fondo all’oceano? — chiese il cosacco.

— Faremo presto a tagliare la fune, signor Rokoff; io credo però che non ne avremo bisogno.

Se non vuole morire asfissiata, sarà costretta a tornare presto a galla. L’aria che basta ai pesci non è sufficiente a quei colossi.

— Le sparerete ancora contro?

— Ne ha abbastanza, — disse Boris. — Questi ramponi producono sempre delle ferite mortali.

Foyn, il famoso baleniere norvegiano, ha avuto una splendida idea di surrogare alle vecchie lance le spingarde ed i cannoncini.

Almeno le scialuppe non corrono più alcun pericolo. —

La fune non affondava più, anzi si era allentata, segno evidente che il cetaceo stava per ritornare alla superficie dell’oceano.

— Attenti, — disse l’ex-comandante della Pobieda, il quale durante le sue lunghe crociere sugli oceani aveva assistito più d’una volta alla presa di quei mostruosi abitanti delle acque salate.

Sulla superficie del mare, che in quel momento appariva tranquillissima, regnando una calma quasi completa, si scorgeva un forte remolìo.

D’improvviso il cetaceo comparve con uno slancio immenso, uscendo più che mezzo, poi sprofondò con un rombo assordante, mandando una nota formidabile che aveva qualche cosa di metallico.

Fortunatamente la fune che lo univa allo Sparviero era molto allentata; diversamente la macchina volante avrebbe indubbiamente subita una scossa forse pericolosa.

Per alcuni istanti il cetaceo, che pareva fosse impazzito pel dolore che gli causava la gravissima ferita, girò su se stesso, avventando in