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Il Tesoro di Trinidad 291


si teneva disperatamente aggrappato alla balaustrata d’acciaio. — Si deve respirare assai male lassù.

Mi sembra che il mio petto a poco a poco si schiacci e che i miei polmoni non abbiano più voglia di funzionare.

— Ed io provo la sensazione di un uomo che abbia bevuto una pinta di votka, — disse Fedoro, il quale impallidiva a vista d’occhio.

Ranzoff non rispose: guardava sempre i due istrumenti.

— Diecimila!... — lo udirono a esclamare i suoi compagni, confusamente — e 22° sotto zero. Che salto di temperatura!...

Liwitz arresta le ali e le eliche. Basteranno i piani orizzontali per farci scendere dolcemente. —

Era tempo!... Wassili, Boris, Rokoff, Fedoro e anche i sei marinai non si reggevano più in piedi. L’asfissia li minacciava.

Lo Sparviero riprese il suo appiombo, le ali rimasero aperte ma immobili, le eliche cessarono di funzionare.

La macchina volante, sorretta dai piani, i quali servivano meravigliosamente da paracadute, ridiscendeva verso la terra con un largo dondolìo che non aveva nulla di sgradevole.

Man mano che lo Sparviero si abbassava, tutti i componenti l’equipaggio e gli amici di Ranzoff, si sentivano come rivivere.

Le oppressioni, i ronzii, le febbrili battute del cuore e delle arterie scomparivano rapidamente.

— Per le steppe del Don!... — esclamò Rokoff, il quale ormai respirava a pieni polmoni l’aria più tiepida e vivificante dell’oceano, — non ne potevo proprio più.

— Simili prove sono talvolta pericolose per chi non è abituato alle grandi altezze, — rispose Ranzoff, mentre Liwitz sturava una bottiglia di cognac, offrendone a tutti.

— Eppure, — disse Wassili, — vi sono degli uomini che vivono impunemente a delle altezze straordinarie, senza provare disturbi di qualsiasi genere.

— L’organismo umano non è come quello delle piante, — rispose Ranzoff. — Si adatta meravigliosamente ai grandi freddi come ai grandi caldi; alle grandi bassure come alle grandi altitudini.

Mentre le piante si arrestano a certi livelli, noi vediamo gli esquimesi vivere pacificamente a 60° sotto lo zero e perfino dei siberiani a 70° e degli africani sopportare delle temperature altissime che raggiungono talora i 48° come nel Senegal ed altri resistere là dove l’aria è estremamente rarefatta.