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272 | Capitolo V. |
in mare con un sordo tonfo che produceva sull’equipaggio, ormai tutto raccolto sulla tolda, un effetto disastroso.
Pareva, a quei valorosi, che fossero lembi di terra russa che precipitassero nei baratri dell’Atlantico.
Ad un tratto un urto violentissimo avvenne a poppa. Il Tunguska aveva urtato sui bassifondi del banco e la ruota poppiera si era improvvisamente alzata, affondando poi pesantemente fra le sabbie tenaci del Riff.
Il baronetto non aveva fatto motto. Preferiva d’altronde la sua nave finisse i suoi giorni a galla, piuttosto che vederla scomparire sotto l’Atlantico.
E poi vi erano più di quattrocento uomini a bordo da salvare.
L’arenamento non aveva causato nessuna confusione fra l’equipaggio, abituato già a considerare a sangue freddo i pericoli.
Gli ufficiali, per meglio consolidare la posizione dell’incrociatore ed impedire alle onde di rovesciarlo, fecero affondare immediatamente le ancore, poi spingere in mare i due alberi militari, i quali erano la principale causa di quel forte squilibrio.
Sull’asta di prora del fuso comparvero in quel momento altre bandiere di segnalazione.
— Siete pronti a rispondere? — chiedeva il Re dell’Aria.
— Sì, — fu risposto dall’incrociatore.
— Si invita il comandante ad imbarcarsi solo su una delle scialuppe a vapore e di venire a parlamentare col Re dell’Aria. Se si rifiuta ricominceremo il bombardamento.
— Accordateci dieci minuti per deciderci.
— Aspettiamo, — fu risposto dalla macchina volante.
Il baronetto, con un gesto aveva chiamati intorno a sè tutti gli ufficiali dell’incrociatore.
— Avete udito? — disse loro. — Avete nulla da dire?
— Una domanda, signor barone, — disse il secondo capitano di vascello. — Non vi terranno prigioniero quegli uomini? La condizione che v’impongono di recarvi solo all’appuntamento mi è sospetta.
— Quando si tratta di salvare la vita a quattrocento uomini, un capitano non deve mai esitare, — rispose il baronetto. — Se io mi rifiutassi, la pioggia di granate ricomincerebbe e qui succederebbe uno spaventevole massacro.
— Il Tunguska è egualmente perduto, comandante. Alla prima tempesta noi verremo spazzati via tutti.