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266 Capitolo IV.


direzioni, alla più alta mira possibile, le loro formidabili granate-mine, subito imitati dai dodici pezzi a tiro rapido da 20 centimetri e dai quattordici piccoli pezzi da 76 millimetri.

A quel fracasso, spaventosamente assordante, si univano di quando in quando nutrite scariche di fucileria.

Proiettili di acciaio e proiettili di piombo solcavano la nebbia. In alto di tratto in tratto avvenivano degli scoppi e lampi di fuoco balenavano fra i fitti vapori, lacerandoli.

Quel fracasso infernale durò tre o quattro minuti, poi cessò bruscamente, avendo i pezzi consumate le cariche messe a disposizione degli artiglieri dal comandante.

Anche la fucileria era terminata, avendo gli ufficiali dato il comando di cessare il fuoco. Il baronetto e Orloff, seguìti dallo Stato Maggiore, si erano slanciati fuori dal block-house, mentre le scialuppe a vapore prendevano il largo, lanciando degli acuti fischi.

Tutti credevano di veder la macchina volante precipitare sulla coperta del Tunguska, crivellata, fracassata da quell’uragano d’acciaio e di piombo; ciò però non si verificò affatto.

Nessun grido si era udito intorno all’incrociatore, nè alcuna massa era scesa attraverso al poudrin. Quell’inafferrabile uccellaccio del Re dell’Aria era dunque riuscito a sottrarsi in tempo a quel bombardamento od aveva continuato tranquillamente la sua corsa? Chi avrebbe potuto dirlo?

Le due scialuppe a vapore compirono un largo giro, accompagnate dai fasci di luce elettrica proiettati dai fanali dei due alberi militari e tornarono a bordo, senza aver incontrata la macchina volante.

— Quegli uomini sono più furbi di quello che crediamo, — disse Orloff al baronetto, il quale, come soleva far sempre, si torceva rabbiosamente i biondi baffi spioventi. — Al primo colpo di cannone, devono essersi innalzati, mettendosi interamente al riparo dai vostri pezzi e dai vostri fucili. —

Il baronetto stava per rispondere, quando si udì una lontana detonazione.

— Sono essi che rispondono alla provocazione, — disse Orloff.

— Anche un cannone hanno dunque? — gridò Teriosky. — Non pretenderanno, spero, con un piccolo pezzo, di demolire il mio incrociatore. —

La detonazione si ripercosse lungamente attraverso la nebbia e si smorzò lontana lontana.