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La ricomparsa dello Sparviero 263


mente pensieroso. — Di che specie sarà la sua macchina? Eppure deve sviluppare una forza assolutamente straordinaria per mettere in moto quelle gigantesche ali e tutte quelle eliche. Lo sapremo quando con una formidabile bordata lo faremo precipitare in mare.

— Non mi pare però che abbia, almeno per ora, nessuna intenzione di esporsi al tiro delle nostre artiglierie.

— Eppure non dispero di sorprenderlo, — disse il barone, il quale guardava ora verso il settentrione. — Eccolo là il mio alleato che scende lungo i banchi di Terranuova.

— Il poudrin? A che cosa potrebbe giovarvi quella nebbia?

— Lo saprete più tardi, signor Orloff. Al di fuori del golfo la incontreremo e quella sarà ben fitta. —

La corsa intanto continuava. Il Tunguska, vedendo che non poteva lottare colla macchina volante, aveva rallentato un po’, per non stremare macchinisti e fuochisti e non sprecare troppo combustibile, mantenendosi però sempre sopra i venti nodi.

Il Re dell’Aria aveva pure regolata la sua marcia in modo da conservare una distanza di mille e ottocento metri, con una elevazione di mille e cinquecento, onde tenersi al di sopra del tiro dei grossi pezzi delle torri. A mezzogiorno il Tunguska navigava in pieno Atlantico. La macchina volante, dopo essere passata in vista di capo Bretone, aveva piegato risolutamente verso il sud.

— Dove cerca trascinarci? — si chiedeva, non senza qualche inquietudine, il baronetto. — Vuole darci battaglia lontano dalle coste e dalle isole americane? Vivaddio! Non lascerò la preda, ora che l’ho trovata, checchè debba accadere.

Al largo, come aveva già previsto, ondulava, in fitte cortine, il poudrin.

Quella foltissima nebbia biancastra che si forma sui banchi di Terranuova in seguito all’incontro della corrente del Gulf-Stream, ancora riscaldata, colle correnti fredde che scendono dall’Oceano Artico, copre delle estensioni immense ed è fonte di molti disastri.

Lo sanno specialmente i poveri marinai francesi, inglesi ed americani, che s’occupano della pesca del merluzzo. Ogni anno quella nebbia cagiona gravissime perdite alle flottiglie che vanno ad ancorarsi sui banchi.

Le grandi cortine però si avanzavano lentamente, allargandosi verso levante, senza avvolgere, almeno pel momento, nè la macchina volante, nè l’incrociatore.