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Un nuovo disastro 251


— Va ad affondarlo!... — gridò Teriosky, mordendosi le dita. — E noi siamo impotenti a soccorrerlo. Miserabile!... La partita non è ancora perduta e giuro che la riguadagnerò. —

Aveva ripresa la corsa verso la poppa, onde rendersi subito conto dei danni subiti dall’incrociatore.

La bomba lanciata dal Re dell’Aria aveva colpito il coronamento poppiero, spaccando le grosse piastre metalliche in due punti, asportando il timone e fors’anche le eliche.

Un’apertura, fortunatamente piccola, si era prodotta un po’ sopra la cintura di galleggiamento, la quale non poteva compromettere in modo alcuno la sicurezza della nave, anche con mare grosso.

— Bah!... Sono inezie queste, — disse il baronetto.

— Che ci costringeranno però a fare una fermata alla Grande Bermuda, — aggiunse Orloff.

— Purtroppo, amico.

— Fermata della quale approfitterà quel signor Re dell’Aria per prendere dell’altra aria e continuare le sue stragi. —

Il baronetto non rispose, ma si morse invece rabbiosamente i baffi.

Aveva alzata la testa e seguiva attentamente la macchina volante, la quale continuava la sua corsa verso il transatlantico, che non pensava a fuggire, giudicando una fuga assolutamente inutile.

Delle imbarcazioni venivano calate precipitosamente in mare e subito vi si affollavano uomini, donne e fanciulli, fra un gridìo assordante. Per la seconda volta il baronetto si asciugò il sudore che gli bagnava la fronte.

— Duemila metri!... — disse ad un tratto. — Se si potesse coglierlo!...

Ritornò precipitosamente nel block-house seguìto da Orloff e dagli ufficiali e telefonò ai capi pezzi:

— Fuoco con tutti i pezzi da 203 con granate-mine!... Puntate alto!... —

Un tuonare fragoroso seguì l’ordine ed i grossi proiettili lacerarono l’aria, cercando di raggiungere la macchina infernale, la quale descriveva dei giri al di sopra del transatlantico, ad un’altezza di mille e cinquecento a milleseicento metri.

Fu uno spreco assolutamente inutile di granate-mine. Le pesanti masse d’acciaio ricadevano in mare, sollevando mostruosi sprazzi di schiuma, senza colpire il bersaglio, il quale si manteneva troppo in alto per poterlo raggiungere.