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248 Capitolo III.


quel demonio nel suo corpo? Giungiamo in buon punto per liberare quel povero transatlantico. Ah, mio caro, hai da fare ora con corazze e con buoni cannoni! —

Si volse verso l’ufficiale di rotta, il quale aspettava i suoi ordini insieme al capo timoniere.

— Signor Kruptine, — gli disse, — quel signor Re dell’Aria non è che a duemila metri da noi, a due quarti a sinistra dalla nostra prora. Avvertite in macchina di ridurre la velocità a quindici nodi e di coprire il transatlantico. Chi è responsabile dell’ordine in corridoio?

— Trepoff.

— Un uomo a prova di nervi: benissimo. —

Mentre l’ufficiale si chinava sulla bocca del portavoce per ripetere l’ordine in macchina, il baronetto si rivolse nuovamente al capo dell’artiglieria.

— Telefonate, — gli disse, — ai capi dei pezzi delle torri da 203 che sino a nuovo ordine debbano sempre tirare con granate-mine col maggior alzo possibile, ed ai capi delle torri da 305 di non far fuoco senza mio ordine espresso.

Ed ora vediamo come saprà cavarsela questo signor Re dell’Aria! —

Il Tunguska s’avanzava a tutto vapore verso il transatlantico, il quale rimaneva sempre immobile, non osando forse sfuggire alle minacce della terribile macchina volante, la quale non cessava di descrivere, sopra di lui, ad un’altezza di circa un migliaio di metri, dei giri vertiginosi ora discendenti ed ora ascendenti.

La povera nave, ben decisa a difendersi, sparava inutilmente delle cannonate col suo piccolo pezzo di prora, lanciando le sue palle appena a trecento metri d’altezza.

La macchina volante pareva che si divertisse a provocare gli artiglieri. Ora s’abbassava e, quando vedeva il pezzo volto in alto nella sua maggiore elevazione, d’un balzo raggiungeva i mille e anche più metri, rendendo assolutamente inutili i tiri.

Scorgendo l’incrociatore, la formidabile macchina spiccò una volata fulminea, muovendogli incontro.

Non vi era un momento da perdere. Se giungeva sopra il Tunguska, le possenti artiglierie a nulla avrebbero potuto servire.

Il baronetto, che la spiava attentamente dalla feritoia, appoggiò il dito sul bottone elettrico che doveva far echeggiare la sirena.

Era il comando di aprire il fuoco.