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230 Capitolo I.


gandolo di venire qui subito. Dinanzi ad un fatto così grave potrà ottenere facilmente un permesso.

— E si perderebbe del tempo, — disse il comandante dell’Orulgan. — Fate accendere i fuochi su uno dei nostri rimorchiatori e andate a trovarlo. È probabile che l’Ammiragliato s’interessi di questa faccenda e che prenda delle misure energiche per far catturare o bombardare quella macchina infernale e l’Ammiragliato non si trova qui, bensì a Pietroburgo.

— Ancora una volta avete ragione, — disse il direttore. — Fra un’ora sarò in viaggio.

Ciò che vi raccomando è di non parlare con chicchessia, affinchè i nostri equipaggi non s’impressionino.

— Avevamo trecento emigranti a bordo e tutti hanno veduto quell’uccellaccio. Sarà impossibile chiudere la bocca a tutti. È probabile che a quest’ora abbiano già parlato.

— Cercate almeno di tranquillizzare i vostri uomini.

— Dirò loro che ci hanno fatto un semplice scherzo. Quando vi rivedrò?

— Prima della vostra partenza sarò qui per darvi le istruzioni necessarie.

Vedremo che cosa decideranno il capitano Teriosky e l’Ammiragliato. —

Si strinsero la mano ed il comandante ritornò a bordo del transatlantico.

Lo scarico era incominciato ed il capitano notò subito una folla insolita raggruppata sulla banchina fronteggiante il vapore e che discuteva animatamente. In mezzo si scorgevano degli emigranti scesi a terra poco prima e che si sbracciavano indicando ora l’Orulgan ed ora il cielo.

— Giungo troppo tardi, — mormorò il comandante. — Prima di questa sera tutta la popolazione conoscerà quanto mi è accaduto. —

Non s’ingannava.

La notizia si era sparsa, con velocità fulminea, fra il ceto marinaio mercantile prima, poi fra la popolazione.

Una massa enorme di persone si rovesciava di quando in quando sulle banchine, guardando con un po’ di spavento il transatlantico. La notizia, come pur troppo succede, era stata, passando di bocca in bocca, straordinariamente gonfiata.

Si diceva che l’Orulgan aveva subìto un vero attacco da parte di