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Il Penitenziario di Sakalin 21


— Questo somiglia ad un campo di morti, — disse, lasciando cadere la tazza. — Ne avranno per un paio di giorni per lo meno.

Dove diavolo hanno scovata, quegli uomini, una votka così splendida? Scommetterei che non la bevono nemmeno gli ammiragli! Sono stupito di aver potuto resistere ad una simile tentazione.

Alto là, amico! Gli affari sono affari ed i rubli sono più preziosi della votka. —

Girò intorno a quella massa di ubbriachi, distribuendo qua e là, a casaccio, parecchi calci, per essere ben sicuro che tutti dormissero profondamente, raccolse la lanterna e ritornò nel dormitorio dei forzati.

Wassili lo attendeva dietro alla porta, colla rivoltella in mano, circondato dai suoi marinai, temendo, di momento in momento, qualche brutta sorpresa.

— È fatto, signore, — gli disse Bedoff.

— Dormono?

— Tutti ubbriachi, compreso il maresciallo d’alloggio. Aspetto i tuoi ordini, signore.

— Quanti cosacchi rimangono disponibili?

— Sei o sette, quelli che sono di sentinella fuori del penitenziario.

— Non potresti ubbriacare anche quelli?

— È impossibile, signore. La consegna è rigorosa e se mettessi solamente il naso fuori dalla porta mi sparerebbero addosso.

Non hanno mica bevuto quelli, signore.

— Hai dei vestiti da forzato?

— Ve ne sono parecchi nel magazzino.

— E delle catene?

— Non mancano nemmeno quelle.

— Porterai qui sette vesti e tutto il necessario per trasformare noi in altrettanti forzati. Dobbiamo ingannare il capitano Stryloff e togliergli il più lontano sospetto.

— La cosa è passata così liscia, che io credo non ne abbia affatto.

— La prudenza non è mai troppa.

— Ah! Questo è vero.

— Credi che il capitano sia sveglio?

— So che aveva dato ordine al suo domestico di svegliarlo alla mezzanotte.

— Per fare che cosa?

— Sembra che desideri avere un ultimo colloquio col colonnello. —