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Un fatto emozionante | 227 |
— Ma... forse, — disse poi. — È però un segreto che mi fu comunicato dal direttore generale della Compagnia e che io, almeno per ora, non posso tradire.
— Ci direte almeno dove si trova l’armatore. Ho udito raccontare che da parecchi mesi ha lasciato Pietroburgo per una destinazione ignota. È vero?
— Effettivamente ha lasciato la Russia da parecchi mesi, caro dottore, — rispose il comandante, il quale appariva assai preoccupato. — Dove si sia recato nessuno lo sa o forse lo sa solo il direttore generale.
Credo però che il barone sia diventato pazzo.
— Una pazzia però che potrebbe costargli cara, dopo la minaccia fatta da quel signor Re dell’Aria, — disse il medico.
— Dite una minaccia terrificante, — rispose il capitano. — Più nessun transatlantico sarebbe sicuro di giungere in porto.
— Che cosa credete che sia, comandante, quell’uccellaccio? — chiese il secondo di bordo.
— Una macchina infernale di certo, assai temibile perchè è padrona dello spazio. Chi potrebbe lottare contro di essa? Nemmeno i più poderosi incrociatori del governo.
— Eppure ho udito il dottor Zircoff parlare d’un uccello appartenente ad una razza scomparsa non so quante migliaia d’anni or sono.
— Quello è un imbecille, — disse il capitano, alzando, come era sua abitudine, le spalle. — Già vi sono volatili che lasciano cadere delle scatole da biscotti con dei documenti dentro e scritti in buon russo. Dovevano essere meravigliosi gli uccelli di cinque o diecimila anni fa.
— Concludiamo, capitano, — disse il medico.
— La conclusione è presto fatta, signori. A noi non rimane che di consegnare questo documento al direttore generale della Compagnia, il quale non mancherà, spero, di trasmetterlo al figlio del barone.
Quello che vi raccomando, o signori, è di non parlare coll’equipaggio, finchè non saremo giunti nelle acque del Baltico e tanto meno coi passeggieri, o noi non troveremo più nessun uomo che s’imbarchi sui transatlantici del barone.
Buona notte. Per ora noi non abbiamo nulla da temere. —
Gli ufficiali lasciarono il quadro per ritirarsi nelle loro cabine, essendo l’ora molto tarda, eccettuato quello incaricato del quarto di guardia, il quale doveva vigilare sulla rotta del transatlantico.
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