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216 Capitolo XVII.


supponeva il vecchio marinaio, bensì dei diamanti d’una purezza unica. Si offerse subito di acquistarli, ma Jones, messo in sospetto, si dice che rifiutasse e che poi, messo alle strette o ben ubbriacato, confessasse di averli trovati in un’isola deserta dell’Atlantico.

Quale era? Nessuno lo seppe mai. Solo vi posso dire che quando Teriosky tornò a Riga era ricco a milioni.

— Per le steppe del Don!... — esclamò Rokoff. — È proprio vero che in questo mondaccio la fortuna tocca sempre ai furfanti.

— E questo non è tutto, — rispose Wassili. — Si dice che un’altra enorme fortuna toccasse al barone, diventando raccoglitore accanito di tutti i tesori sperduti nell’Atlantico.

Avete mai udito parlare della Invincibile Armada che Filippo II re di Spagna aveva inviata verso le coste inglesi per punire quei «diavoli in gonnella» come egli chiamava la Regina Elisabetta?

— Sì, vagamente, — risposero Fedoro ed il cosacco.

— Una lunga serie di spaventevoli burrasche, disperse quella magnifica squadra, la quale aveva subìto già delle batoste da parte dei due ammiragli inglesi Hawkins e Drake.

Una delle navi ammiraglie, la Fiorenza, comandata da Gaspare de Suza, alle cui dipendenze era una divisione di cinquanta navi, cercò rifugio nella baia di Tobermary nell’isola di Mull, presso la costa occidentale scozzese.

Fu incuria dell’equipaggio o malanimo degli abitanti, i quali odiavano profondamente gli spagnoli pel solo motivo che erano cattolici? O fu piuttosto una misura ordinata segretamente dal governo scozzese, il quale forse aveva paura di veder compromessa la sua neutralità e temeva le vendette della terribile Elisabetta, che aveva già fatta decapitare la sventurata Maria Stuarda?

Le ricerche storiche le più accurate non hanno ancora chiarito il mistero, ma comunque fosse, sta il fatto che, una notte dell’agosto del 1588, la Santa Barbara dell’ammiraglia spagnuola esplodeva inattesamente e la splendida e formidabile nave, che portava centinaia di cannoni, affondava subito insieme a tutti i disgraziati che la montavano.

La Fiorenza portava un grosso carico d’oro e d’argento, il tesoro di guerra della Grande Armada ed il tesoro personale del ricchissimo Don Gaspare de Suza il quale non mangiava che in vasellame d’argento e non beveva che in calici d’oro tempestati di pietre preziose.

— Un marinaio chic!... — esclamò Rokoff.

— Poi, — proseguì, — era stato imbarcato anche il tesoro reli-