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— Lo credo, — rispose il capitano dello Sparviero, sorridendo. — Ora ascoltate noi, miei cari amici. Abbiamo fatta una vera corsa disastrosa attraverso l’Atlantico, tanto disastrosa che tutti noi siamo stupiti di essere ancora in vita.

Sbattuti dai venti, senza alcuna direzione poichè, come ve ne sarete accorti anche voi, nell’urto il timone si era spezzato, abbiamo lottato due giorni e due notti colla morte che ci minacciava ad ogni istante e oppressi dall’angoscia, poichè noi ignoravamo se eravate riusciti a salvarvi.

Soltanto ieri sera, essendosi un po’ calmata la burrasca al largo, potemmo montare un altro timone e far ritorno in questi paraggi.

Come le ali e le eliche abbiano potuto resistere a tanta furia di vento io non ve lo saprei dire. Delle cadute sul mare, in mezzo ai cavalloni, ne abbiamo fatte però e non poche, è vero signor Boris?

— Io ero ormai rassegnato a finire in fondo all’Atlantico, — rispose l’ex-comandante della Pobieda.

— Ma voi venivate ora da Tristan, — disse Rokoff.

— Ed è stata una vera fortuna che una raffica ci cacciasse verso quell’isola, — rispose Ranzoff, — a spaventare quei bravi abitanti, i quali da prima avevano creduto, in buona fede, di aver da fare con uno spaventoso uccellaccio.

— Avete approdato a Tristan!... — esclamò l’ingegnere.

— E non siamo dispiacenti di aver fatto la conoscenza di quei coloni, poichè ci hanno forniti delle notizie preziose.

— Sul barone, è vero?

— Sì, mio caro Wassili. Il furfante aveva preso appunto dimora su questo scoglio.

— Io ed il signor Rokoff ne eravamo sicurissimi.

— Ma ora quel miserabile ci è scappato di mano, — disse Boris, facendo un gesto d’ira. — Ci hanno narrato d’averlo veduto fuggire la notte scorsa a bordo d’un piccolo piroscafo, che potrebbe essere benissimo una torpediniera d’altomare, stando alla descrizione che me ne hanno fatta.

— Dopo di averci bombardati, — disse Rokoff.

— Infatti gli isolani ci hanno narrato che quella nave, mentre si allontanava dall’Inaccessibile, sparava delle cannonate.

— Contro di noi, — disse Wassili. — Ma da quando si trovava qui quel pazzo?