Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Il ritorno dello «Sparviero» | 211 |
Si vedeva ormai distintamente Ranzoff alla barra del timone.
Un grido altissimo partì dallo Sparviero:
— Amici!... Siamo noi!... Cessate il fuoco!... —
Rokoff continuava a sparare come se fosse impazzito.
La macchina volante aveva raggiunto l’altezza dell’Inaccessibile. Descrisse un gran giro circolare e si posò sulla vasta piattaforma.
Ranzoff, Fedoro e Boris erano balzati a terra, precipitandosi fra le braccia del cosacco e dell’ingegnere, mentre i cinque marinai circondavano Ursoff.
— Vivi!... Sulla cima di questa montagna inaccessibile!... — aveva esclamato il capitano dello Sparviero. — In seguito a quale miracolo vi troviamo qui, mentre vi avevamo veduti precipitare attraverso le rocce?
— Oh che!... — gridò Rokoff. — Credevate che noi avessimo le ossa di cartapesta? Siamo ancora uomini solidi, è vero, signor Wassili?
— Così pare, — rispose l’ingegnere, ridendo.
— Avete fatto colazione? — chiese Ranzoff.
— Non abbiamo nel ventre nemmeno un biscotto, nè una tazza di latte, — rispose il cosacco. — Le capre sono scappate dall’Inaccessibile, a quanto pare, poichè non ne abbiamo trovata nemmeno una.
— Liwitz, la colazione! — gridò il capitano dello Sparviero. — Mangiando si narrano meglio le avventure.
Due marinai risalirono sulla macchina volante e ritornarono subito con due vassoi colmi di tazze di the e di biscotti.
— Mangiate e narrate, — disse Boris. — Se voi siete curiosi di conoscere le nostre avventure, noi lo siamo non meno.
A voi prima l’onore di aprire il fuoco. —
Fu Wassili che raccontò quanto era loro toccato, dopo il terribile ma anche fortunato capitombolo.
Ranzoff, Boris e Fedoro lo lasciarono dire, senza interromperlo, poi quand’ebbe finito si guardarono l’un l’altro sorridendo:
— Che cosa vi avevo detto io? — chiese il primo. — L’informazione era esattissima.
— Quale? — chiese Wassili.
— Della lettera che noi abbiamo prima strappata all’intendente e poi al marinaio del barone che noi, coll’aiuto del governatore, abbiamo scovato a Tristan.
— Non vi capisco, — disse l’ingegnere.