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202 | Capitolo XVI. |
Il cosacco sporse il braccio attraverso l’apertura ed agitò disperatamente la fiaccola.
Un momento dopo una vampa brillava sul ponte della nave seguìta da una fragorosa detonazione e un proiettile si piantava, con gran rumore, a qualche metro sopra lo stipite della finestra, sgretolando la roccia.
— Pezzo da 65 millimetri a tiro rapido! — aveva esclamato il cosacco, ritirandosi precipitosamente e spegnendo la torcia. — Quei briganti ci uccidono!... A terra!... A terra!... —
Seguì un tuonare furioso. Pareva che non già uno, bensì due pezzi a tiro rapido fulminassero l’Inaccessibile, il quale certo, se fosse stato un essere vivente, si sarebbe riso delle moderne invenzioni degli uomini, lui che da secoli e secoli sfidava impavido ed incrollabile i furori dell’Atlantico ed i fulmini del cielo.
Quegli spari, prodotti da pezzi a tiro rapido, diventarono però ben presto meno intensi, finchè cessarono completamente.
— Stupidi!... — gridò il cosacco. — Credevano forse che questo scoglio fosse un pane di zucchero, per sperare di demolirlo?
— Era contro di noi che facevano fuoco, mio caro signor Rokoff e colla speranza di farci a pezzi, — rispose l’ingegnere.
Si era alzato, accostandosi nuovamente alla finestra. Sul mare tenebroso e tempestoso brillavano sempre, ad una grande distanza però, i tre fanali di posizione.
— Sono scappati, — disse.
— Prima di farsi riconoscere, — aggiunse Ursoff.
— Che cos’erano adunque? Dei corsari? — chiese Rokoff.
— O il barone e i suoi marinai? — disse invece l’ingegnere.
Ad un tratto si battè fortemente la fronte, mandando un grido.
— La terza mina!...
— Ebbene? Che cosa succede ora? — chiese Rokoff con un po’ d’inquietudine.
— È scoppiata verso i passaggi che noi abbiamo attraversati.
— Senza ucciderci.
— E se tutto fosse crollato dietro di noi? —
Fra i tre uomini regnò un angoscioso silenzio.
— È necessario assicurarcene, — disse Rokoff. — Ursoff, accendi una delle tue torcie. —
Una fiamma brillò fra la profonda oscurità. Il cosacco e l’ingegnere accesero a loro volta delle torcie e tutti tre, in preda ad una vivissima