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I misteri dell’Inaccessibile 191


Rokoff però, più agile, più esercitato alla lotta, aveva un notevole vantaggio.

Con cinque o sei poderosi urti spinse l’avversario verso il margine estremo del cornicione, urlando:

— Arrenditi o ti butto giù!...

— Arrenditi tu! — rispose l’altro, dibattendosi furiosamente.

Con uno sforzo supremo si era liberato a sua volta dalla poderosa stretta dell’avversario, levando in alto la lama.

— Prendi questa!... — vociò.

Il coltello brillò un istante poi colpì a fondo, ma non trovò che il vuoto. Ancora una volta il cosacco era sfuggito all’attacco.

Lo sconosciuto cercò di rimettersi, facendo un passo indietro, ignaro forse che si trovava già presso il vuoto.

Un piede gli mancò. Cercò di riprendere l’equilibrio, quando lo spigolo del cornicione franò sotto il suo peso.

Un urlo terribile, spaventoso, echeggiò, facendo fuggire i pingoini che si trovavano sulla piattaforma inferiore, poi l’uomo rovinò lungo il pendìo dell’Inaccessibile, rimbalzando di roccia in roccia, di cornicione in cornicione, finchè scomparve in mare.


CAPITOLO XVI.

I misteri dell’Inaccessibile.

Rokoff era rimasto come intontito vedendo l’assalitore sparirgli dinanzi, poichè non aveva creduto che quel cornicione fosse così stretto, nè aveva, nella furia di difendersi, pensato che dietro di loro stava l’abisso pronto ad inghiottirli entrambi.

— Per le steppe del Don!... — esclamò, tergendosi il sudore che gli copriva la fronte, non ostante soffiasse lassù un vento freddissimo. — Se in quel momento mi afferrava, a quest’ora sarei anch’io in bocca ai pesci e colle membra fracassate.

Era un selvaggio quello? Eppure io non gli avevo fatto nulla per provocare la sua collera... —