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188 Capitolo XV.


— Andrò a scovarlo io, — mormorò il cosacco. — Salirò quel canalone che mi sembra debba spingersi fino al quarto cornicione. Noi non possiamo vivere sotto una continua minaccia. —

Per la seconda volta risalirono fino al loro rifugio e coprirono il suolo del misero abituro d’un folto strato di fuchi e turarono tutte le fessure, per ripararsi dal vento freddissimo che sibilava rabbiosamente attraverso alle tavole sconnesse.

— Signor Wassili, — disse il cosacco, — l’uragano continua ad infuriare al largo e per ora dobbiamo rinunciare alla speranza di veder comparire lo Sparviero. Il meglio che possiamo fare è di schiacciare un altro sonnellino.

Ieri notte abbiamo dormito poco e male.

— E l’uomo che Ursoff ha veduto?

— Ho osservato attentamente lo scoglio e mi sono convinto che non esiste alcuna discesa fino a noi. Non potrà quindi darci alcun fastidio, non essendo nè un pingoino, nè un albatros. —

Il consiglio fu accettato ed i tre uomini si gettarono sui warechs, mentre al di fuori la bufera continuava ad imperversare con estrema violenza ed il tuono a rumoreggiare sinistramente sull’alta vetta dell’Inaccessibile. Il cosacco però, fisso nella sua idea di sorprendere quel misterioso individuo, non dormiva affatto.

Aspettava che i suoi due compagni russassero per tentare la scalata dello scoglio, checchè dovesse succedere.

La sua attesa non fu lunga. Non era trascorsa mezz’ora che l’ingegnere ed il timoniere dormivano della grossa.

Lasciò allora, senza far rumore, la capanna, armato del suo coltellaccio e d’una delle traverse che avevano servito all’uccisione dell’elefante marino e raggiunse il canalone che aveva già osservato.

Era quella una spaccatura assai profonda, che pareva fosse stata aperta dalle acque scendenti dalla cima dello scoglio durante gli sgeli primaverili, e colle due pareti ripidissime e cosparse di una certa erba chiamata dagli isolani becalunga.

Quantunque l’impresa apparisse estremamente difficile, il cosacco, testardo come tutti i suoi compatrioti della steppa e coraggioso fino alla temerità, cominciò arditamente la scalata, aiutandosi validamente colla traversa. Si avanzava però con molta prudenza, soffermandosi di quando in quando per guardare in alto, temendo che quel misterioso personaggio ricomparisse e gli rovesciasse addosso qualche macigno, ciò che sarebbe stato ben facile.