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Gli elefanti marini 181


Si issarono sulla cresta del bastione e si spinsero innanzi, tenendosi curvi per non farsi scorgere. Il mammifero però pareva che non si fosse accorto di nulla. Si allungava, si accorciava, gonfiava la sua proboscide mandando fuori soffi potenti e colle zampe rimuoveva le sabbie, forse per cercare i piccoli molluschi che vi si nascondevano.

Certo non doveva ignorare che l’Inaccessibile era disabitato e si credeva sicurissimo.

L’ingegnere ed il cosacco, giunti all’estremità del bastione, si calarono dolcemente sulla spiaggia, gettandosi subito dietro una fila di rocce, la quale si prolungava fino a pochi passi dal mammifero.

— Siete pronto? — chiese l’ingegnere.

— Le mie braccia sono solide.

— Datemi il vostro coltello.

— Ve lo cedo volentieri, perchè non avrei forse il coraggio di assalire quel mostro.

— Non abbiate alcun timore e non vi lasciate impressionare nè dal suo aspetto, nè dalle sue urla. —

Non erano che a dieci passi dal mammifero. Entrambi balzarono sopra i massi e si precipitarono verso la spiaggia per impedirgli di riguadagnare il mare, urlando a piena gola e agitando minacciosamente le pesanti traverse.

Vedendoli, l’elefante aveva gonfiato d’un colpo solo la tromba, che poco prima pendevagli inerte attraverso la bocca e aveva mandato un muggito spaventoso.

La sua massa intera si scosse con un tremito strano, si levò sulle zampe e fece atto di precipitarsi innanzi.

Il suo aspetto era diventato orribile. Gli occhi gli si erano subito iniettati di sangue, la sua tromba mandava suoni rauchi e cupi e si agitava furiosamente, i suoi denti incisivi, curvi come i canini e molto grossi, stridevano ed il suo pelame era diventato irto.

Pareva che dovesse travolgere e schiacciare con un solo urto i due coraggiosi che lo assalivano; invece non si muoveva che con sforzi infiniti, quantunque puntasse furiosamente le sue natatoie.

L’ingegnere, niente impressionato, gli si avventò addosso, tempestandolo di colpi. Rokoff non tardò ad imitarlo, mirando soprattutto la proboscide, la quale ben presto ricadde inerte e sanguinante.

L’enorme mammifero però, quantunque impotente a difendersi da quella gragnuola di colpi, resisteva tenacemente e si sforzava di raggiungere il mare per tuffarsi.