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180 | Capitolo XV. |
cetacei e alla famiglia delle foche, non si trovano che nei mari del sud, fra il 35° ed il 55° parallelo, e soprattutto nelle isole della Georgia, nelle Setland australi, a Juan Fernandez, a Tristan de Cunha e nelle Falkland.
Sono di forme massicce, con zampe natatoie assai sviluppate, terminanti in piccole unghie, occhi grossi e sporgenti, e hanno il pelame fitto, corto, di color bigio al pari degli elefanti, ma quel che più li avvicina ai pachidermi è una specie di proboscide, lunga un buon piede, che si tende e si gonfia quando l’animale è irritato e che invece ricade come uno straccio quando esso è tranquillo.
L’elefante scoperto dall’ingegnere era uno dei più grossi della specie. Uscito dall’acqua, aveva risalito la riva, avanzandosi molto lentamente e con un tremolìo da far sembrare quella massa un enorme sacco di gelatina, quindi si era sdraiato placidamente sulla sabbia, manifestando la sua soddisfazione con delle grida rauche e cupe che producevano una profonda impressione.
— Ditemi, signor Wassili, — disse il cosacco, un po’ impressionato. — Non si scaglierà contro di noi per schiacciarci?... Mi sembra troppo colossale per poterlo assalire con delle semplici traverse di legno.
— E come volete che faccia a gettarsi su di noi? — chiese l’ingegnere, ridendo. — Questi mammiferi, quando sono a terra, non possono muoversi che con difficoltà.
Immaginatevi che impiegano non meno di mezz’ora a percorrere il tratto di centocinquanta metri e che sono costretti poi a riposarsi a lungo, prima di riprendere le mosse.
— Si difenderà.
— Con che cosa?
— Colla sua tromba.
— Non gli serve che per respirare e per muggire.
— Eppure quell’animalaccio produce su di me un vero senso di terrore. Quasi preferirei affrontare un paio di tartari.
— Ah! Signor Rokoff! Li credete così poco coraggiosi quei predoni delle steppe?
— Tutt’altro, signor Wassili, li ho veduti alla prova e vi posso dire che si battevano splendidamente.
— Allora non dovete aver paura d’un inoffensivo elefante marino. Non è già un pachiderma delle foreste africane.
Orsù, seguitemi e badate a non far cadere qualche masso, altrimenti quell’animalaccio ci sfuggirà. —