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Gli elefanti marini 179


CAPITOLO XV.

Gli elefanti marini.

Quasi all’estremità settentrionale della piattaforma, le rocce, scendendo a picco, formavano una specie di bastione, il quale prolungandosi sul mare per due o trecento passi, opponeva una barriera insuperabile all’assalto delle onde.

Una scogliera, che si spingeva più al largo in semicerchio, difendeva una specie di bacino, dove l’acqua protetta dal bastione e da quelle rocce, si manteneva in una relativa tranquillità.

Precisamente in quel luogo, Wassili aveva veduto emergere una massa enorme, di colore oscuro, e issarsi, dopo lunghi sforzi, sulla spiaggia che in quel luogo era bassa. Non poteva essere un leone marino, perchè quelle foche ordinariamente non oltrepassano i due metri e mezzo, e tanto meno una focena od una balenottera, cetacei che non lasciano mai il loro elemento liquido. Quindi l’ingegnere si era convinto che dovesse essere un elefante marino, anfibi che sono ancora numerosi nei mari del sud, non ostante la caccia accanita che danno loro i balenieri ed i cacciatori di foche.

Armatisi delle traverse, il russo ed il cosacco si erano spinti cautamente fino all’estremità della piattaforma, per calarsi poi sul bastione e quindi scendere nel bacino.

— È un vero elefante, — disse Wassili, quand’ebbero raggiunto il bastione. — Ecco che si è sdraiato sulla sabbia e che si gode un raggio di sole.

Se siamo prudenti lo sorprenderemo.

— Che bestione! — esclamò il cosacco, il quale si era spinto fino sulla cima della roccia.

Ed era veramente un bestione, perchè gli elefanti marini raggiungono delle dimensioni assolutamente straordinarie, misurando sovente una lunghezza di sette e anche più metri, con una circonferenza di cinque.

Questi giganteschi mammiferi, che appartengono all’ordine dei