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174 | Capitolo XIV. |
— Non è pel timore di farmi levare gli occhi che sono fuggito, — rispose il cosacco. — Avrei saputo ben difendermi, ma mi rovesciavano addosso certe materie da far fuggire il più ostinato cacciatore.
— Scappano perfino i cani, — disse Wassili.
— Che uccelli erano dunque? — chiese il cosacco.
— Dei petrelli, — rispose l’ingegnere. — Quando si vedono assaliti, rigettano le materie che hanno più o meno digerite, ma nel loro corpo diventano così puzzolenti da levare a chiunque la voglia di perseguitare quegli uccellacci.
— Ci rifaremo coi pingoini; non saranno cattivi a mangiarsi, suppongo, — disse Rokoff.
— Privati delle parti grasse, sono tollerabili, — rispose Ursoff. — Ma voi avete delle uova.
— Ce ne sono in abbondanza lassù. Peccato non avere del burro e un tegame per fare una frittata, — disse Rokoff.
— Ci contenteremo per ora di cucinarle sotto la cenere.
— Purchè non abbiano già il pulcino!...
— Oh no, signor Wassili! Le ho scelte una ad una.
— E la caverna, l’avete trovata? — chiese Ursoff.
— Non ho trovato che quella abitata da quegli uccellacci.
— Vi rinuncio, — disse l’ingegnere. — Ci vorrebbe una scialuppa carica di disinfettanti per poterla abitare. Bah! Ci accontenteremo del nostro abituro.
— Lo demoliremo a poco a poco, una tavola per volta, — rispose Rokoff. — E poi la burrasca comincia a scemare.
— E le foche e gli elefanti marini non tarderanno a mostrarsi e ci somministreranno, col loro grasso, combustibile in abbondanza, — disse il timoniere. — Intorno a questo scoglio devono essere ancora numerosi.
— A colazione, — disse Rokoff. — Io sarò il cuciniere della colonia. —
Aiutato dal timoniere, staccarono una grossa tavola e fattala a pezzi accesero, non senza difficoltà, il fuoco, sacrificando buona parte del warek. Per economizzare il combustibile, spennacchiarono frettolosamente il pingoino, gli tolsero il grasso per alimentare maggiormente il fuoco e appesolo sopra il braciere con un pezzo di corda, lo misero ad arrostire, voltandolo, girandolo e rivoltandolo. Wassili intanto aveva cucinate due dozzine d’uova, grosse più di quelle delle oche e col guscio rugoso, un po’ rossiccio e assai resistente.