Pagina:Salgari - Il Re dell'Aria.djvu/170

168 Capitolo XIV.


— Eppure dobbiamo tentare la scalata, capitano. Ecco che le raffiche ricominciano e ci scaglieranno addosso tante ondate da affogarci. Potete reggervi?

— Io non ho perduto un atomo delle mie forze, — rispose Rokoff.

— E nemmeno io, — aggiunse Ursoff.

— E allora, affrettiamoci a metterci in salvo.

— Troveremo poi noi un rifugio, signor Wassili? Lo scoglio mi pare affatto liscio.

— No, ho veduto delle spaccature lungo la parete, — rispose il russo. — Venite, amici, i minuti sono preziosi e la morte ci corre addosso. —

Approfittando del momento in cui la risacca si ritirava, abbandonarono gli scoglietti e, tenendosi curvi per meglio resistere ai colpi di vento che si succedevano senza tregua, raggiunsero la base del gigantesco scoglio, prima che le onde lo investissero.

La parete non scendeva precisamente a picco e poi aveva delle larghe fenditure, specie di canali scavati forse dallo scolo delle acque e dallo sciogliersi delle nevi, perchè la vetta dell’Inaccessibile per parecchi mesi si trova coperta d’un bianco manto.

Sei metri più in alto, Rokoff, che precedeva i compagni, scorse una specie di piattaforma la quale si prolungava per parecchie centinaia di piedi. Più su invece, la roccia scendeva a piombo da un’altezza tale da non poter vederne la cima.

— Questa spaccatura ci permetterà di giungere sulla piattaforma, — disse il cosacco. — Signor Wassili fate appello a tutte le vostre forze.

— Sono pronto.

— Avanti voi prima, poi Ursoff; io sarò l’ultimo e vi sorreggerò. —

Il tempo stringeva. I cavalloni, non più frenati dallo strato oleoso, piombavano sulla spiaggia l’un dopo l’altro, rimbalzando ad incredibile altezza.

I loro urti erano tali, che le rocce tremavano.

La spuma già gorgogliava fra le gambe di Rokoff, il quale dopo d’aver aiutato Ursoff, sorreggeva Wassili.

— Presto, presto! — disse. — Stiamo per venire investiti. —

Cominciarono l’ascensione, aggrappandosi alle sporgenze delle rocce, puntando i piedi nei crepacci, reggendosi l’un l’altro, sferzati dal vento e dalla pioggia, incalzati dalle onde che li minacciavano, di strapparli giù e di travolgerli al largo.

Wassili, quantunque non fosse più giovane, faceva sforzi supremi,