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160 | Capitolo XIII. |
cannocchiali che stavano presso la murata, entro grosse borse di pelle, e li avevano rapidamente puntati verso la direzione indicata.
A qualche miglio dal Clipper un punto nero scivolava sull’oceano, lanciando in aria una colonna di fumo denso e pareva che si allontanasse rapidamente dall’isola.
Wassili, Fedoro e Rokoff erano subito accorsi, circondando i due comandanti i quali continuavano ad osservare attentamente verso Trinidad.
— Che cosa vi pare, signor Boris? — chiese finalmente il capitano dello Sparviero.
— A me sembra una torpediniera d’alto mare, — rispose Boris.
— Come può trovarsi qui uno di quei terribili scorridori del mare? Se fossimo nelle acque di Sant’Elena non mi stupirei, poichè là vi sono gl’inglesi, ma presso quell’isola deserta!...
— Eppure sono certo di non ingannarmi e aggiungo anzi che ci ha scoperti e che sforza le sue macchine per raggiungerci.
— Perderà inutilmente il suo tempo, — rispose Ranzoff. — Ci vuole ben altro per gareggiare col mio Sparviero! —
In quel momento una detonazione scosse gli strati d’aria.
— Un colpo in bianco, — disse il comandante. — Ci si invita a fermarci.
— Liwitz! — gridò il capitano. — Lancia alla massima velocità.
— Sì, signore, — rispose il macchinista.
Lo Sparviero, che aveva già quasi compiuta la sua evoluzione, fece un balzo improvviso e s’allontanò velocemente verso il sud-est, scomparendo in mezzo ad una nube abbastanza fitta, la quale annunciava uno dei soliti doldrums, ossia acquazzoni equatoriali.