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156 Capitolo XIII.


— Sì, quando sono molto grossi. Mi ricordo che un giorno, sulle coste occidentali dell’Africa, un calamaro attaccò una barca montata da tre pescatori.

Due, presi dai tentacoli, furono soffocati ed il terzo non fu salvato che mercè il pronto intervento d’una scialuppa montata da parecchi marinai. Il disgraziato però aveva riportate tali ferite, prodotte dalle ventose, da non sopravvivere che poche ore.

Quel mostro aveva dei tentacoli che misuravano nientemeno che sette metri e mezzo di lunghezza.

— Era forse il fratello di questo, — disse Rokoff, ridendo.

— O qualche suo prossimo parente, — aggiunse Fedoro.

— È mangiabile almeno la carne di questi signori pesci-diavolo?

— Puzza troppo di muschio, signor Rokoff, — rispose Boris.

— Allora è meglio che riprendiamo la caccia.

— E che i miei marinai riprendano la pesca, — aggiunse Ranzoff. — Noi intanto sbarazzeremo l’âncora che non voglio assolutamente perdere, poichè ne ho due sole.

I cacciatori ripresero i loro fucili e si dispersero per la prateria galleggiante, guardando attentamente dove ponevano i piedi per non esporsi al pericolo di sprofondare, non essendo il sargasso dappertutto tanto fitto da reggere una persona.

Il massacro ricominciò, essendo gli uccelli marini sempre numerosissimi, mentre i marinai costeggiavano i canali dando una caccia spietata ai diodon, alle dorate ed ai merluzzi.

Alla sera il ponte dello Sparviero era così carico di pesci e di volatili, che gli uomini non potevano quasi muoversi.

— Come consumeremo noi tutta questa roba? — chiese Rokoff.

— Non ci pensate, capitano, — rispose Ranzoff. — Colla mia aria liquida gelerò pesci e uccelli a tal punto che fra tre o quattro mesi potrete mangiare l’ultimo albatros che vi ho veduto ammazzare pochi minuti fa. Domani tutti questi viveri saranno ben stivati a prora, ed a poco a poco ce li mangeremo e sempre freschissimi. —

Quella notte lo Sparviero si riposò sui sargassi, avendo i marinai bisogno d’un buon riposo, ma ai primi albori riprendeva le sue meravigliose volate, lasciandosi dietro una nuvolaglia di penne, poichè tutti si erano messi a spennare albatros, fregate, rompitori d’ossa, e diomedee fuliginose, prima di passarli nelle celle freddissime dello scompartimento di prora.

L’oceano era sempre deserto, non essendo le zone equatoriali del-