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Una pesca straordinaria | 155 |
— Per le steppe del Don!.. — gridò Rokoff. — A momenti saltavamo anche noi insieme al polipo!... —
Liwitz si era affrettato a frenare la macchina, mentre il timoniere con un giro di ruota riconduceva lo Sparviero verso il banco dei sargassi.
La bombetta aveva squarciato alla lettera il pesce-diavolo, mutilandolo orrendamente. Tutti i tentacoli erano stati strappati e si trovavano dispersi attraverso le alghe dove si torcevano ancora come immani serpenti.
— Abbassa, Liwitz, — disse Ranzoff. — Dobbiamo ritirare la nostra ancora.
— E terminare la nostra partita di caccia, — disse Rokoff.
Lo Sparviero calò dolcemente sopra la prateria galleggiante, adagiandosi a breve distanza dal pesce-diavolo.
Tutti erano balzati sulle alghe per osservare più da vicino l’orribile mostro marino, la cui massa galleggiava in mezzo ad un piccolo bacino d’acqua nerastra e fortemente impregnata di muschio.
— Per le steppe del Don!... Come è brutto!... — esclamò il cosacco. — Non credevo che nei mari esistessero simili mostri!...
— Veramente non sono molto abbondanti, — disse Boris. — Forse in fondo agli abissi se ne troverebbero molti, però non salgono a galla che raramente, spinti da cause ignote.
— Sono pericolosi però, è vero, signor Boris? — chiese Ranzoff.
— Talvolta sì, perché posseggono nei tentacoli una forza eccezionale, non tale però, come credevano gli antichi naviganti, da poter trarre a fondo una nave.
Qualche volta tuttavia hanno osato assalire i battelli da pesca. Nell’autunno del 1880 per esempio, uno di questi mostri attaccò un battello peschereccio che era montato da un certo Riccardo Hunkin e lo abbracciò così strettamente da fermarlo di colpo, quantunque il vento fosse abbastanza forte.
Per sbarazzarlo dovette armarsi d’un arpione ed impegnare col pesce-diavolo una vera battaglia.
Di quando in quando si mostrano anche abbastanza numerosi.
Pochi anni or sono, sulle coste dell’Algeria, ne comparvero parecchi. Si tenevano accuratamente nascosti fra le sabbie e quando, alla sera, i soldati si recavano a bagnarsi, li gherminavano e li tiravano sotto acqua per divorarli tranquillamente.
— Sono terribili, — disse Wassili.