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154 Capitolo XIII.


Il mostro però, a quanto pareva, opponeva una formidabile resistenza, onde non lasciarsi riportare a galla.

Ad un tratto però i sargassi cedettero su una larghezza di parecchi metri quadrati e una enorme massa biancastra, fornita di otto giganteschi tentacoli, comparve fra quello squarcio.

— Un kraken! — aveva esclamato l’ex-comandante della Pobieda.

— Un pesce-diavolo, — aveva gridato invece il capitano dello Sparviero.

Si trattava infatti di uno di quei giganteschi cefalopodi, conosciuti sotto il nome di kraken o di pesci-diavolo, che di quando in quando, a lunghi intervalli, lasciano i baratri profondissimi dell’oceano per mostrarsi alla superficie dei mari.

Era uno dei più colossali, poiché doveva pesare almeno tre tonnellate ed aveva dei tentacoli lunghi fra i sei ed i sette metri.

Il mostro era stato arpionato da una delle patte dell’âncorotto, sotto l’occhio sinistro e così profondamente da non potersene più liberare.

Sentendosi trarre fuori dalle alghe, l’orribile calamaro si dibatteva furiosamente, diventando di quando in quando rossastro.

I suoi tentacoli si torcevano e si allungavano sibilando e sferzando poderosamente la catena e le alghe.

Rokoff fu il primo a tirargli un colpo di carabina, credendo di fulminarlo sul posto, ma la palla attraversò quella massa semi-gelatinosa senza arrecare gran danno al mostruoso calamaro.

— Sprecherete inutilmente delle munizioni, signor Rokoff, — disse Boris. — I proiettili non fanno presa su quelle brutte bestie.

— Sembra anche a me, — disse Wassili, il quale si era pure provato a far fuoco con non migliore fortuna.

— Vedremo però se le sue carni non si squarcieranno sotto l’esplosione di una delle nostre bombette, — disse Ranzoff.

Ursoff aveva portato in coperta un paio di quelle piccole e pur così terribili granate e aveva accesa la miccia ad una.

Ranzoff la prese e la gettò proprio sul corpaccio del calamaro.

— Tiratevi indietro! — gridò subito.

Un momento dopo una violenta detonazione echeggiava e un turbine di liane avvolse lo Sparviero.

Fortunatamente la catena fu spezzata e la macchina volante, che era sotto una formidabile pressione, fece un balzo in aria e così improvviso da atterrare tutto l’equipaggio.