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126 | Capitolo XI. |
CAPITOLO XI.
Un documento prezioso.
Mentre gli Hoolygani compivano sul disgraziato intendente la loro spaventosa vendetta, Ranzoff ed i suoi compagni, i quali avevano ormai ben compreso che un altro tentativo, per strappare ai banditi quel miserabile, avrebbe potuto avere conseguenze incalcolabili, si erano rinchiusi nel salotto del padiglione, sbarrando porte e finestre, ansiosi di conoscere il contenuto di quella lettera.
Olga, che doveva essersi scaldata abbastanza, aveva lasciato il caminetto per attendere i membri della gaida alla porticina del giardino.
— Non intromettiamoci nei loro affari, — aveva detto Ranzoff, dopo d’aver ordinato ai tre marinai dello Sparviero di mettersi a guardia della porta. — D’altronde quell’uomo, che vi ha fatto scontare così lunghi mesi di martirio in fondo alle miniere e nei penitenziari siberiani, merita ben la morte.
Lasciamo che se la sbrighino, come credono, quei furfanti e non occupiamoci che dei nostri affari.
Signor Boris, fateci conoscere il contenuto di quella lettera. Vi troveremo forse delle preziosissime indicazioni riguardanti vostra figlia.
— L’ho già letta, — rispose l’ex-comandante della Pobieda, con voce profondamente alterata.
— Che cosa c’entrano dunque le isole Tristan de Cunha? — chiese Wassili.
— Il miserabile si è rifugiato là.
— Teriosky?
— Sì, fratello, e assieme a mia figlia.
— Possibile!
— La lettera parla chiaro.
— A chi è indirizzata?
— All’intendente.