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108 Capitolo IX.


L’atman salì sulla prima con Boris e Olga, gli altri presero posto in quelle che seguivano.

— È già partito Pugno di ferro? — chiese il capo al cocchiere.

— Un minuto fa, — rispose il colosso.

— Allenta le briglie. —

Il portone del cortile era stato aperto.

Le fruste scoppiettarono e le troike partirono a corsa sfrenata, tuffandosi nel nebbione che era diventato, nel frattempo, più fitto che mai. Dinanzi, a non molta distanza, si udiva il galoppo di altri cavalli. Era la slitta guidata da Pugno di ferro e montata da quattro Hoolygani incaricati di servire da staffetta e di aprire la via alle troike.

— Sono curioso di sapere come finirà questa strana avventura, — disse Ranzoff, il quale si trovava insieme a Wassili ed a Boris. — Non avrei mai creduto di poter avvicinare questa formidabile banda di ladri e di assassini.

— Eppure, mio caro Ranzoff, — rispose l’ingegnere, — questi furfanti ci daranno il bandolo dell’arruffata matassa e solamente per mezzo loro potremo sapere qualche cosa.

— Non sospettavo, nemmeno lontanamente, che fossero così perfettamente organizzati. Avevo udito parlare vagamente di questi Hoolygani senza annettervi grande importanza.

— Mentre invece sono più potenti della polizia segreta russa.

— Lo vedo io. Mi stupisce però una cosa.

— Quale?

— Che questi furfanti abbiano un fondo, diremo così, d’onestà.

— Perchè si sono interessati della nostra sorte?

— Sì, Wassili.

— Tutti i birbanti hanno il loro punto debole. Ci hanno accusato di far parte della società degli Hoolygani ed essi ci tengono a dimostrare che non arruolano nelle loro file delle persone oneste e così ci vendicano.

— Non vorrei però trovarmi nei panni dell’intendente del barone.

— E nemmeno io, perchè scommetterei mille rupie contro un solo kopek che quel disgraziato domani non sarà più vivo, nè che berrà più lo champagne del suo padrone.

— Signor Ranzoff, — disse in quel momento Boris, che fino allora era rimasto silenzioso, assorto nel suo intenso dolore. — Che cosa faremo poi?

— La guerra al barone, signor Boris, — rispose il capitano dello