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La Gaida degli Hoolygani 103


E poi Olga è un’affiliata; è la cassa della gaida che pagherà i suoi disturbi.

— Accetterà almeno un regalo, — disse Wassili.

— Questo riguarda voi e lei: la gaida non deve entrarvi.

— Allora diteci quanto avete saputo sul nostro affare, — disse Boris.

L’atman, prima di rispondere, si volse verso il garzone dell’albergo, dicendogli:

— Servi a questi signori dello champagne e bada che sia della marca migliore se non vuoi che faccia tagliare gli orecchi al tuo padrone. —

Ciò detto estrasse uno splendido portasigari d’oro massiccio con cifre in brillanti, certo di provenienza furtiva, trasse un grosso sigaro, un avana autentico e l’accese, gettando in aria tre o quattro boccate di fumo profumato.

— Ecco come stanno le cose, signori miei, — disse poi, socchiudendo gli occhi. — Quel tal barone di Teriosky, da sei settimane è scomparso da Pietroburgo, dopo d’aver congedata tutta la sua servitù, nè finora abbiamo potuto sapere verso quali lidi abbia spiegate le vele.

— Scomparso! — esclamò Boris, diventando pallidissimo. — Solo o con una fanciulla?

— Abbiamo saputo che si è imbarcato a Riga, su uno dei suoi transatlantici, conducendo con sè una bellissima fanciulla.

— Si sa chi fosse? — chiese Boris a cui il cuore batteva forte.

— Si dice che fosse la figlia... sarebbe per caso la vostra? Suo padre era un uomo di mare appartenente alla marina russa da guerra, — rispose l'atman della gaida.

L’ex-comandante della Pobieda si passò sulla fronte madida di sudore un fazzoletto, poi disse, facendo uno sforzo supremo, per dominare il suo dolore:

— Continuate.

— Per dove sia partito, finora, non sono riuscito a saperlo, quantunque abbia lanciato sulle tracce di quel barone i miei più intelligenti affiliati.

Tuttavia io non dispero ancora. Il suo intendente non ha ancora parlato, neppure Olga è riuscita, fra una bottiglia di Champagne e di Tokay, a strappargli qualche cosa.

Quell’uomo era il confidente del barone e molto deve sapere. Si