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La Gaida degli Hoolygani 101


una donna od un vecchio impotente, se la buona riuscita del colpo lo esige.

Il capo riceve tutto il bottino ricavato da quelle sinistre spedizioni e solo lui ha il diritto di fare le parti. È però legato da obblighi imprescindibili verso gli associati: deve, innanzi tutto, mantenerli sempre, vadano gli affari male o bene, e far ottenere loro, nelle innumerevoli bettole della capitale, a credito, il vitto necessario, se l’associato non ha più il becco di un quattrino.

Le infrazioni, poco frequenti però, come abbiamo già accennato, sono punite rigorosamente colla morte. Chi si è inscritto fra gli Hoolygani non può più uscirne se non dopo morto, poiché i loro compagni hanno troppo paura delle delazioni.

Così quella strana e pericolosa società si è affermata potentemente, e continua, oggi più che mai, a terrorizzare i buoni e tranquilli pietroburghesi.

La polizia non si occupa gran che di dare la caccia a quei formidabili banditi, anche perché una gran parte dei funzionari ne ricava vantaggi finanziari.

Quando gli Hoolygani fanno qualche grosso colpo a danno di qualche influente personaggio, che può efficacemente far valere i suoi diritti per la carica che occupa, la polizia allora solamente si muove, e riesce quasi sempre a scoprire il ladro ed a ricuperare anche la refurtiva, ma dei furti commessi a danno dei borghesi e dei negozianti non si affanna affatto. La denuncia viene messa a dormire negli archivi e non se ne parla più.

Gli Hoolygani hanno però anche essi dei nemici in altre gaide meno numerose e meno organizzate e conflitti sanguinosi macchiano spesso di sangue le strette e luride vie dei quartieri popolari.

Altre volte è nelle più infime bettole che avvengono delle vere battaglie fra i ladri delle diverse gaide e le strette e sporche pareti soffocano le detonazioni delle rivoltelle ed i gemiti lunghi e strazianti delle vittime.

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L’atman, ossia il capo degli Hoolygani, dopo essersi presentato, aveva fatto cenno ai nuovi arrivati di accomodarsi intorno alla tavola.

Un garzone dell’albergo, che fino allora aveva sonnecchiato in un angolo, aveva già portati via i vasi contenenti la votka e le tazze.

Vi fu, fra tutti quegli uomini, un silenzio piuttosto lungo.