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I pirati del Talajan 77


Hanno le forme delle tigri, sono però più piccole, non essendo più lunghe di un metro e dieci o quindici centimetri, nè più alte di ottanta o novanta. Tuttavia sono del pari feroci e dotate d’una agilità straordinaria che permette loro di arrampicarsi anche sugli alberi.

Hong s’era subito accorto con quale formidabile avversario aveva da lottare, eppure non si era arrestato, deciso a quanto pareva, a sacrificare la propria vita per salvare quella del Fiore delle perle. Era però diventato più prudente e si teneva presso i tronchi degli alberi per potere, nel caso d’un improvviso attacco, sfuggire al salto repentino ed irresistibile della fiera.

— Hong!... — esclamò Than-Kiù, vedendo che continuava ad avanzarsi verso il pardo.

— Non temere, — rispose il chinese, con voce che non tremava.

Il pardo nebuloso, vedendoselo a dieci passi di distanza, si era accovacciato su sè stesso, come se si preparasse a spiccare il salto, e fece udire un grido breve e rauco.

Ad un tratto scattò descrivendo una fulminea parabola e cadde là, dove un secondo prima si trovava l’ardito chinese. Questi, con una mossa del pari fulminea, si era gettato dietro al tronco d’un sagu, poi era balzato innanzi, piombando sulla belva prima che questa, stupita di aver mancata la preda che credeva ormai di tenere fra gli artigli, avesse avuto il tempo di spiccare un secondo salto.

Il calcio del fucile, maneggiato da quelle braccia robuste, piombò con impeto terribile sul cranio del gattopardo, il quale risuonò come una zucca vuota od un vaso fesso.

Il calcio volò in schegge, e la fiera cadde al suolo stordita e forse mezza accoppata.

Than-Kiù, vedendo Hong quasi inerme, non essendogli rimasta fra le mani che la canna del fucile, inutile quanto un bastone, aveva gettato un grido di terrore ed aveva alzata l’arma per far fuoco. Il chinese contava invece ancora sulla propria forza.

Lasciò andare la canna, afferrò la belva per la lunga coda e con uno sforzo da titano la rovesciò nel fiumicello.

Than-Kiù si era affrettata ad avvicinarsi al chinese, il quale contemplava tranquillamente il gattopardo che si dibatteva fra i gorghi, cercando di salvarsi sull’opposta riva.

— Grazie, Hong, — gli disse con voce commossa. — Tu sei valoroso come mio fratello. —

Il chinese si volse e guardandola fissa, le chiese con un accento strano:

— Credi tu che Romero avrebbe fatto di più?...

— Perchè mi fai questa domanda? — chiese la giovanetta con stupore.