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44 | Capitolo sesto |
— Sono già sbarcati con le casse delle armi e delle munizioni destinate agl’insorti.
— E dove?
— Alla punta di Luzon.
— E tu?
— Io sono rimasto per condurti a Mindanao.
— Mi segui?
— Sì, Than-Kiù. Hong doveva questa prova di amicizia allo sventurato Hang-Tu... ed a te.
— E il Giglio d’acqua?
— I capi miei colleghi mi hanno accordato il permesso di esserti compagno.
— In quale modo hai potuto informarli?
— Ho fatto imbarcare uno dei miei uomini sul battello costiero che nel momento in cui approdavamo passava dinanzi alla punta di Luzon, e quattro ore dopo ho ricevuto un telegramma di consenso dai miei colleghi del Giglio d’acqua. Come vedi, è stata una cosa semplicissima.
— E mi accompagni alla ricerca di Romero?
— Sì, Than-Kiù.
— E quale motivo ti ha spinto a prendere questa decisione?
— Quello di essere utile alla sorella dell’eroico Hang-Tu e di proteggerla.
— Grazie, Hong. Tu sei un amico fedele.
— Sì, un amico pronto a dare la vita pel Fiore delle perle, — disse il chinese, guardando fissa la giovanetta.
Than-Kiù non rispose. Pareva che si fosse immersa in tristi pensieri.
Hong se ne accorse e scuotendola dolcemente, le disse:
— Non pensare nè al passato, nè al futuro, Than-Kiù; pensiamo al presente. Sai, ho potuto sapere dove la Concha si è perduta.
— Lo so anch’io, — rispose la giovanetta. — Il tifone l’ha mandata ad arenarsi sui banchi del Talajan, dove poi venne assalita dai mindanesi.
— Come hai saputo ciò? — chiese Hong, con stupore.
— Lo seppi dal comandante del forte.
— Dal comandante del forte!... Scherzi, Than-Kiù?
— No, poichè fui per ventiquattro ore sua prigioniera, o meglio sua ospite. —
Poi la giovanetta raccontò la sua strana avventura che era terminata così felicemente, mentre avrebbe dovuto avere una fine ben pericolosa per lei.