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Gli ostaggi 271


tura, poi prese fra le braccia quel corpo inerte e si diresse verso la riva del lago.

Sheu-Kin e Pram-Li, già al corrente dei disegni del chinese, avevano preso il primo ministro del sultano.

I due ubriachi furono deposti nella grande canoa, sotto il padiglione, l’uno accanto all’altro.

I pochi guerrieri mindanesi che ancora reggevano all’ebbrezza, non si erano accorti del rapimento del loro signore. Erano una cinquantina e non pareva che dovessero seguire l’esempio degli altri. Forse l’oppio sciolto negli ultimi vasi non era stato sufficiente a ubriacare quegli ultimi bevitori.

— Cosa faremo di costoro? — chiese Bunga, il quale aveva raggiunto Hong. — Buona parte di quegli uomini sono armati di fucili e se si accorgono che noi abbiamo rapito il loro monarca si getteranno sui miei sudditi.

— È vero, — rispose Hong, il quale pareva assai contrariato dell’incredibile resistenza di quei bevitori. — Non hai più vino?

— Il deposito è stato esaurito.

— Le donne, i fanciulli ed i vecchi sono bene nascosti?

— Hanno già raggiunta la foresta vergine e devono essersi rifugiati nell’antico villaggio. Sarà difficile che possano venire scovati.

— Allora noi siamo padroni della situazione.

— Cosa vuoi fare? — chiese Than-Kiù.

— Qui vi sono venti canoe: c’imbarcheremo tutti e aspetteremo che il sultano si svegli.

— E lasceremo il villaggio in assoluta balìa dei nemici? — chiese Bunga.

— Non lo mangeranno già.

— Possono distruggerlo.

— Essi non lo faranno, — rispose Hong. — Abbiamo nelle nostre mani il loro monarca e non oseranno irritarci. Orsù, ordina ai tuoi uomini di radunarsi qui e di imbarcarsi. Io rispondo del resto. —

Un igoroto che si trovava in sentinella dinanzi alle ultime capanne, fu mandato nella foresta.

Poco dopo gli abitanti del villaggio, i quali si erano rifugiati sotto gli alberi per paura che i guerrieri del sultano, sotto l’eccitazione dell’ebbrezza, mettessero mano alle armi e cominciassero qualche massacro, abbandonavano tacitamente il bosco, e girando al largo dei falò, si raccoglievano sulla spiaggia.

Tutti erano armati di archi, frecce e bolos.

Bunga ordinò loro d’imbarcarsi e di seguire la grande canoa senza perdere tempo.