Pagina:Salgari - Il Fiore delle Perle.djvu/306

262 Capitolo trentatresimo


— Forse che gli uomini bianchi non sono più qui? — chiese il Fiore delle perle, con voce sorda.

— No, essi sono ancora in mio potere e li ho fatti partire per la foresta vergine, ma fino a quando saranno miei? Non vedi tu avanzarsi quella flottiglia?

— La vedo, — rispose Than-Kiù, con un filo di voce.

— Essa conduce qui il Sultano di Butuan.

— E cosa vuole quell’uomo?

— Prendermi gli uomini dalla pelle bianca.

— Con qual diritto?

— Con quello del più forte, — rispose l’igoroto, con un sospiro. — Egli ha saputo che qui vi erano gli uomini bianchi e mi ha intimato di consegnarglieli. Sembra che egli abbia grande desiderio di aver degli schiavi dalla pelle bianca.

— E tu glieli darai? — chiese Than-Kiù, con impeto selvaggio.

— Non ho forze sufficienti per impedirglielo. Egli viene qui con un numeroso seguito di guerrieri.

— E se tu rifiutassi di darglieli? — chiese Hong, che fino allora era rimasto silenzioso.

— Farebbe un macello della mia tribù.

— Vuoi lasciare a me l’incarico di rispondere a quell’uomo?

— Cosa vuoi fare? — chiese l’igoroto, con una certa apprensione.

— Contrastargli i prigionieri e fors’anche ucciderlo, — disse Hong con accento risoluto.

— Tu non oseresti tanto!...

— Temi quell’uomo?

— Sì, — rispose l’igoroto. — Egli è potente.

— E noi saremo più potenti di lui, — disse Hong. — Comanda ai tuoi uomini che si tengano pronti a tutto, anche a venire alle mani, e lascia fare a me.

— E tu saresti capace di uccider quel potente? — chiese l’igoroto, a cui forse sorrideva l’idea di sbarazzarsi di quel temuto avversario.

— Lo saprai più tardi. Tu intanto dirai a lui che noi siamo qui venuti per incarico della potente nazione degli uomini gialli. Pel resto penseremo noi. —

Poi, volgendosi verso Than-Kiù, le disse:

— Vieni, Fiore delle perle. Noi sapremo giuocare audacemente l’ultima carta! —

La flottiglia non era allora lontana più di cinquecento passi. Precedeva la grande canoa dal baldacchino rosso, montata dal Sultano, da quaranta rematori e da una scorta di venti guerrieri armati tutti di fucili, poi seguivano altre venti scialuppe tutte piene d’indigeni