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L’ultimo combattimento 245


— Tuttavia non perdiamo tempo. Hanno dimostrato tanta testardaggine che sono capaci di ritornare con nuovi rinforzi, — disse Sheu-Kin.

— Quando avremo frapposto fra noi e loro il Bacat, non saranno più temibili, — rispose Hong. — Venite, amici, e non lasciamo tempo ai cacciatori di teste di riunirsi. —

Risalirono frettolosamente la collina e raggiunsero il rifugio dove li attendeva ansiosamente Than-Kiù, sotto la guardia di Tiguma.

— Siamo liberi finalmente? — chiese il Fiore delle perle. — Ho udito che le grida si allontanavano verso la pianura.

— Quegli uomini non sono più da temersi, almeno pel momento, — rispose Hong.

Poi fece chiedere dal malese a Tiguma:

— Potremo raggiungere il Bacat senz’essere costretti a passare per la pianura?

— Sì, — rispose il giovane isolano. — Attraverseremo le colline e scenderemo lungo le lagune. La via sarà più lunga, però non correremo il pericolo d’incontrare i cacciatori di teste.

— Tu sai che la fatica non ci spaventa e che siamo abituati alle lunghe marce, — disse il malese. — Orsù, sgombriamo. —

Raccolsero due kampilang, che erano stati abbandonati dai fuggiaschi e si misero a scalare la collina, giungendo ben presto là dove avevano incendiato il campo dei cacciatori di teste.

Il fuoco si era spento per mancanza d’alimento. Tutti i cespugli che prima coprivano quei cocuzzoli erano stati consumati e su quei pendii non erano rimasti che pochi ceppi informi, avanzi di alcuni grossi alberi.

Un fitto strato di cenere, che il venticello di quando in quando agitava, si estendeva sui fianchi delle alture, rendendo la marcia molto penosa. Quella polvere impalpabile si alzava sotto i piedi del drappello, cacciandosi nelle bocche, negli occhi e negli orecchi.

Raggiunta la seconda collina, Hong ed i suoi compagni rientrarono nei boschi. Il fuoco si era arrestato dinanzi ai primi alberi, i quali, colle loro masse di verzura, ricche di linfa e d’umidità, avevano opposta una barriera insuperabile.

— Possiamo riposarci, — disse Hong. — La povera Than-Kiù non può andare più innanzi.

— È vero, Hong, — rispose la giovane chinese, con voce rotta. — Questa salita mi ha sfinita.

— Ci fermeremo qui fino all’alba. Ormai non abbiamo da temer nulla da parte dei cacciatori di teste. —

Avendo scorto un grand’albero sostenuto da mostruose radici, le