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244 | Capitolo trentunesimo |
santi sciabole, terminanti a doccia, che con un solo colpo troncano la testa dell’uomo più robusto.
Ad un tratto quei clamori selvaggi si mutano in urla orribili. Gli assalitori sono caduti sulla barriera e le spine martirizzano atrocemente le loro gambe ed i loro piedi nudi.
I primi arrivati balzano indietro, ma i loro compagni li spingono innanzi, ignorando ancora quale pericolo li minaccia e quale ostacolo ha arrestato quel primo slancio.
Hong era balzato in piedi, gridando:
— Fuoco!... —
Quattro lampi rompono l’oscurità, seguìti da quattro detonazioni.
Tre uomini cadono fulminati e due altri, forse gravemente feriti dalla medesima palla, girano sui talloni e fuggono mandando urla di dolore.
L’assalto dei cacciatori di teste si è arrestato.
Accortisi di quell’ammasso di spine, assolutamente insuperabile pei loro piedi nudi, si sono fermati, vociferando spaventevolmente.
— Fuoco!... — urla di nuovo Hong.
Altri quattro spari rimbombano facendo cadere altrettanti uomini. Era troppo pel coraggio di quei selvaggi.
Atterriti dalla matematica precisione dei proiettili e da quegli spari che si seguono quasi senza interruzione, e ritenendo forse i loro avversari invincibili, voltano le spalle e fuggono disordinatamente attraverso alla foresta, gettando perfino le armi.
La loro disfatta è completa. Più nessuno arresta la loro ritirata precipitosa.
Hong, Pram-Li e Sheu-Kin, attraversata la barriera su alcuni fasci di rami, si slanciano dietro ai fuggiaschi, sparando in tutte le direzioni.
Essi sono decisi a sbarazzarsi per sempre di quei testardi che da tre giorni li perseguitano senza tregua.
Sono di già giunti nella pianura e continuano a sparare. I cacciatori di teste, in preda ad un panico irrefrenabile, fuggono sempre dinanzi a loro, urlando a piena gola.
Attraversano a branchi la pianura che costeggia la palude e si cacciano sotto ai boschi.
Le loro urla si perdono in lontananza, poi a poco a poco cessano del tutto.
— Basta, ritorniamo e leviamo subito il campo, — disse Hong, arrestandosi ansante. — Credo che quei bruti non oseranno tornare più mai.
— Hanno avuto il loro conto, — rispose Pram-Li. — Certamente non s’aspettavano una simile sconfitta. Devono avere i piedi atrocemente dilaniati, specialmente con questa corsa.