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242 | Capitolo trentesimo |
stro, e noi faremo fronte dove il pericolo sarà maggiore. Avete munizioni bastanti?...
— Circa duecento colpi ciascuno, — risposero il malese e Sheu-Kin.
— Sono più che sufficienti per sbaragliare quell’orda feroce. Ognuno a posto di combattimento e non risparmiate le cariche.
Pregò Than-Kiù di coricarglisi vicina, le gettò dinanzi due grossi fasci di rami che aveva già preparati, onde metterla al riparo delle frecce avvelenate dei cacciatori di teste, poi si stese a sua volta, spiando l’arrivo dei nemici.
Passarono parecchie ore d’angosciosa aspettativa, senza che i selvaggi si facessero vedere.
Accortisi forse che i chinesi si erano costruito un riparo e anche spaventati dalla precisione delle armi da fuoco, esitavano a dare l’attacco di pieno giorno.
— Aspetteranno la notte, — disse Hong a Than-Kiù. — La faccenda minaccia di diventare gravissima. Si combatte meglio alla luce del sole che colle tenebre, specialmente quando si hanno delle armi da fuoco. —
A mezzodì, non avendo veduto ancora nessun selvaggio, mandarono Tiguma sul pombo per vedere se riusciva a scoprirli ed anche per far raccolta di frutta, mancando di viveri e anche d’acqua.
Fortunatamente la pianta era carica di frutta, specie d’aranci di grossezza mostruosa, assai buoni e ai quali i malesi danno il nome di buâ kadangsa.
Il giovane isolano ne fece cadere moltissimi, poi salì sui rami più alti, mettendosi in osservazione.
— La cosa è strana, — disse, quando ridiscese. — Non sono stato capace di vedere nessuno.
— Che si siano finalmente decisi a lasciarci tranquilli? — disse Pram-Li.
— O che invece attendano che noi lasciamo questo rifugio per assalirci in piena foresta? — chiese Hong.
— Ho questo dubbio, — rispose il malese.
— Noi però non saremo così sciocchi da gettarci sulla punta dei loro kampilang — disse Hong. — Rimarremo qui finchè non avremo la certezza della loro partenza.
— L’assedio può prolungarsi, — disse Than-Kiù.
— E non abbiamo viveri, — aggiunse Sheu-Kin. — Gli aranci non basteranno a nutrirci e mantenerci in forze.
— Cosa fare adunque? — chiese Hong. — Quale decisione prendere? —
Nessuno rispose. Tutti convenivano che la loro situazione era grave e che d’altronde non era possibile trovare un’uscita.