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236 | Capitolo trentesimo |
— Allora rimarremo qui finchè ogni pericolo sarà cessato, — disse Hong. — Non bisogna esporre Than-Kiù a nuove avventure che potrebbero costarle la vita.
— Tu t’inquieti troppo per me, — disse il Fiore delle perle. — Tu sai che sono vissuta fra il fumo delle battaglie.
— Ma se ti uccidessero? — disse Hong.
— Mi vendicheresti.
— E non mi consolerei più mai, Than-Kiù, d’averti perduta. Orsù cerchiamo di rendere questo rifugio inespugnabile. Forse tutto non è ancora finito fra noi ed i cacciatori di teste.
Prima di mettersi al lavoro, Hong e Pram-Li s’arrampicarono sull’albero che serviva d’appoggio alla capannuccia, per accertarsi della direzione dell’incendio. La vetta della collina fiammeggiava ancora violentemente, però l’incendio aveva trovato un ostacolo nella foresta. Dopo d’aver divorati i margini e di aver abbattuti numerosi alberi, s’era arrestato dinanzi ai banani selvatici, troppo ricchi di foglie verdi e di umori per prendere fuoco.
Ora le fiamme procedevano verso la collina vicina, divorando i cespugli resinosi che coprivano anche quella vetta.
— Non correremo il pericolo di venire abbruciati, — disse Hong. — Fra qualche ora le fiamme avranno terminato di distruggere i vegetali. Vorrei però sapere dove possono essersi rifugiati i cacciatori d’uomini. —
Ridiscesero e aiutati dal selvaggio e da Sheu-Kin, si misero alacremente all’opera per rinforzare il fortino, come diceva scherzando il Fiore delle perle.
Con nuovi rami e con grandi foglie di banani e di arecche, coprirono interamente la capannuccia, onde ripararla dalle frecce dei cacciatori di teste, poi andarono in cerca di piante spinose.
Ve n’erano in abbondanza nella foresta, quindi la raccolta fu presto fatta.
Ammassi enormi furono ammucchiati all’ingiro, formando una barriera larga parecchi metri e tanto alta da poter riparare un uomo in piedi. Numerosi rami, piantati dentro e fuori, dovevano impedire che quelle spine potessero venire strappate.
Quando quei lavori furono finiti, l’incendio erasi spento sulla prima collina. Sulla seconda i cespugli bruciavano ancora, e le fiamme, alimentate dal venticello notturno, procedevano in direzione di altre alture che trovavansi verso l’est.
Dappertutto però le foreste avevano opposto un argine insuperabile, sicchè quel fiume di fuoco si era limitato a distruggere i soli cespugli che coprivano le cime.