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La liberazione di Tiguma | 235 |
Appena che ebbe veduto il chinese, la giovane gli mosse sollecitamente incontro.
— Salvi tutti! — esclamò.
— Abbiamo liberato Tiguma.
— E Vindhit? Io non lo vedo con voi?
— È morto, Than-Kiù.
— Ah!... Povero giovane!...
— Le frecce avvelenate degli uomini del bagani lo hanno spento.
— E chi ha incendiato i boschi?
— Noi, Than-Kiù.
— Ed i cacciatori di teste? V’inseguono forse?
— Non sappiamo ove siano fuggiti. Non hai veduto alcuno tu?
— Nessuno, Hong. Quanta angoscia però dopo i vostri colpi di fucile! Credevo che quei selvaggi vi avessero scoperti.
— Ci hanno realmente veduti; sembra però che abbiano perdute le nostre tracce, — disse il chinese.
— Fuggiamo?
— No, Than-Kiù. Non sarebbe prudenza abbandonare per ora questo rifugio. Forse i cacciatori di teste si sono radunati presso la palude.
— E l’incendio che si propaga sempre?
— Non credo che si estenda fin qui. I grandi alberi della foresta non sono secchi come i cespugli. D’altronde la nostra fermata non sarà molto lunga. Domani, se non udremo più le grida dei nostri nemici, lasceremo questo ricovero e raggiungeremo le rive del Bacat.
— Sarà troppo presto, domani, — disse Tiguma, informato da Pram-Li. — I cacciatori di teste non se ne andranno subito.
— Che si fermino in questi dintorni? — chiese il malese.
— Sì. E ci cercheranno attivamente, — rispose il giovane selvaggio. — Quegli uomini hanno ancora da vendicare la morte del loro capo e quella di numerosi compagni.
— Non ne hanno abbastanza delle perdite subìte? — chiese Hong a Pram-Li, quando questi gli ebbe riferito tali parole.
— Non sembra.
— Bisognerà dunque distruggerli tutti per levarsi di dosso quelle sanguisughe?
— Sono vendicativi.
— E noi siamo pronti a esterminarli, — disse Hong con voce furiosa. — Cosa ci consiglia di fare Tiguma?
— Rimanere qui, per ora, — fece rispondere il giovane selvaggio. — Questo rifugio è ben nascosto e poi l’avevate già cintato. Questa barriera di spine che noi possiamo ancora ingrossare, è già un ostacolo terribile.