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232 | Capitolo trentesimo |
— Diamo fuoco ai cespugli?
— Sì, Pram-Li. Hai della canapa in tasca?...
— Non occorre, Hong. Questi cespugli sono tutti resinosi e bruceranno come zolfanelli.
— Diamo fuoco in tre parti, onde le fiamme invadano tutto l’accampamento. Ha il mezzo di accendere il fuoco il nostro compagno?
— Lo manderemo presso uno dei falò e si servirà d’un tizzone.
— Siamo d’accordo: ognuno a suo posto. —
I tre uomini si separarono, strisciando in diverse direzioni.
Non erano trascorsi due minuti, che dalla parte di Hong si vide sprigionare una fiamma. Quasi contemporaneamente altre due s’alzarono a breve distanza.
Nessun selvaggio s’era accorto dell’incendio.
I cespugli intanto avvampavano con rapidità incredibile. Essendo resinosi, bruciavano meglio degli zolfanelli, lanciando in aria fasci di scintille e nuvole di fumo che il vento spingeva verso l’accampamento.
Il crepitìo crescente delle piante, contorcentisi sotto i morsi del fuoco, fu finalmente udito dalle sentinelle che sonnecchiavano presso i due falò.
Un urlo di terrore scoppiò come un colpo di tuono, facendo balzare fuori dalle capanne gli altri guerrieri.
La barriera di fuoco aveva allora prese tali dimensioni da non poter più venire domata. Nembi di scintille e tizzoni ardenti cadevano ormai fra le tettoie mentre il fumo si rovesciava a ondate sull’accampamento.
I cacciatori di teste, spaventati da quell’improvvisa irruzione del terribile elemento, si erano slanciati a una fuga disordinata, senza darsi pensiero del prigioniero, ormai completamente scomparso fra le scintille.
Era il momento atteso da Hong.
Senza badare al pericolo, balza attraverso i cespugli fiammeggianti, si caccia fra i vortici di fumo e raggiunge l’albero.
Tiguma urlava disperatamente, facendo sforzi sovrumani per liberarsi dai legami che lo tenevano stretto al tronco.
Le scintille gli piovevano addosso da tutte le parti, arrosolandogli le spalle.
Hong recide rapidamente le corde col coltello, afferra il giovane fra le braccia e vedendo un luogo ove i cespugli si erano ormai consumati, si getta in mezzo ad alcune rocce, gridando:
— A me, Pram-Li!... —
In quel momento urla di furore echeggiano nell’accampamento.