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La liberazione di Tiguma | 229 |
Hong ed i suoi compagni, in preda ad un’ansietà che si può ben immaginare, ascoltavano trattenendo perfino il respiro. La paura di venire scoperti, quando già si credevano ormai in porto, li inchiodava al suolo.
I rami continuavano ad agitarsi e non solamente in un punto solo, bensì in due. Le persone o gli animali che scendevano la collina pareva che venissero precisamente dalla parte dell’accampamento.
Passarono alcuni minuti d’angosciosa aspettativa, poi, fra l’incerta luce proiettata dai fuochi che ardevano ancora sulla cima d’una delle due gobbe, apparve un’ombra umana.
Doveva essere un cacciatore di teste, non essendo probabile che in mezzo a quei boschi selvaggi potessero trovarsi degli abitanti.
Quell’uomo rimase qualche istante immobile, scrutando attentamente i cespugli, poi volgendosi indietro, disse in una lingua che solamente Vindhit poteva comprendere:
— È da questa parte che hai udito del rumore?...
— Sì, — rispose una voce che usciva da un cespuglio vicino.
— Non vedo e non odo nulla.
— Eppure non devo essermi ingannato.
— Sarà stato qualche animale.
— Io giurerei d’aver veduto anche delle ombre umane arrampicarsi sui fianchi del burrone.
— E tu sospetti che possano essere gli uomini gialli che ci sconfissero sul Bacat?...
— Abbiamo con noi l’uomo che serviva loro di guida.
— Bah!... Chi si cura di un selvaggio?... Tu devi aver sognato. Ritorniamo all’accampamento. —
I due cacciatori di teste rientrarono fra le macchie.
Hong ed i suoi compagni udirono muoversi i rami e scrosciare le foglie, poi il silenzio ritornò.
— Sospettano la nostra presenza, — disse Pram-Li, quando Vindhit ebbe tradotto il dialogo che aveva udito.
— Ciò vuol dire che quei furfanti veglieranno, — disse Hong, con stizza. — Che si siano allontanati, o che invece si siano nascosti più sopra?
— Restiamo qui per qualche tempo, — rispose il malese. — Non è prudente lasciare pel momento il nostro nascondiglio.
— Lo credo anch’io, Pram-Li. Cosa dice Vindhit?
— Divide il mio consiglio.
— Aspettiamo, — concluse Hong.
Si accomodarono alla meglio fra i rami del cespuglio e stettero in ascolto, sorvegliando attentamente le piante vicine.