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Il passaggio del Bacat | 217 |
— Grossa bestia feroce, — rispose il giovane selvaggio.
— Avanti con prudenza, — disse Hong. — Ormai è troppo tardi per retrocedere.
— Amerei meglio trovarmi ancora sulle rive del Bacat, — disse Pram-Li. — Le tigri mi hanno sempre fatto paura.
— Forse non si tratta d’uno di quegli animali.
— Ed il babirussa?
— Io spero di trovarlo ancora, Pram-Li. —
Si rimisero a strisciare, lentamente, con estrema prudenza, tenendo il dito sul grilletto dei fucili. Ogni dieci passi s’arrestavano per un momento onde osservare le cime delle canne, poi vedendole immobili proseguivano.
Erano però tutti e tre in preda ad una viva agitazione nervosa, ad un’ansietà che aumentava di minuto in minuto. La presenza di quel formidabile felino aveva scosso anche il coraggioso chinese.
Percorsi altri cinquanta passi, si trovarono improvvisamente dinanzi ad una massa sanguinosa che era adagiata in mezzo ad un piccolo spiazzo.
Era un animale grosso quanto un cervo e per la forma rassomigliante ad un maiale, avendo il muso sporgente, delle zanne lunghissime che gli salivano verso gli occhi, il collo grosso e la coda contorta; però le sue gambe erano molto più alte e più nervose, vere gambe da corsa.
— Il babirussa! — esclamò Hong.
— Ed in qual modo conciato, — disse il malese. — Ha un fianco squarciato da una terribile zampata.
— La tigre che lo ha ucciso, vedendosi inseguita, ha rinunciato alla preda.
— E noi ce la prenderemo.
— Sì, Pram-Li e poi ci affretteremo a lasciare questa macchia. Raggiunto il nostro scopo non ci rimane da far altro qui. Stacca le due cosce posteriori, poi prendiamo il largo. —
Mentre il chinese vegliava, il malese e Vindhit con pochi colpi di coltello staccarono le gambe deretane del babirussa.
— Alla tigre ne rimarrà ancora tanta della carne, da fare una indigestione, — disse il malese. — Noi siamo persone oneste che non amano defraudare i cacciatori.
— Hai finito? — chiese Hong.
— Sì, — rispose il malese.
— Preparati a ricevere il padrone della selvaggina.
— Quale padrone? — chiese Pram-Li, impallidendo.
— La tigre.