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Il passaggio del Bacal | 207 |
Tiguma si era subito alzato, ma nel medesimo istante si sentì afferrare da quattro braccia vigorose, sollevare e trasportare velocemente attraverso la galleria.
Mandò un grido.
— Aiuto!... Mi rapiscono!... —
Hong ed i suoi compagni avevano subito riconosciuta la voce di Tiguma.
Immaginandosi quanto era avvenuto nella galleria, s’erano slanciati risolutamente innanzi, tenendo i fucili puntati.
Essi andarono a urtare contro degli uomini che si erano pure slanciati attraverso la galleria.
— Fuoco!... — tuonò Hong.
Tre lampi ruppero le tenebre seguìti da tre spari.
Al rapido bagliore della polvere, i due chinesi ed il malese videro fuggire dinanzi a loro degli uomini.
— Avanti! — tuonò Hong, il quale aveva impugnato il fucile per la canna.
Gli uomini del bagani, atterriti da quella improvvisa scarica e sorpresi dall’irruzione furiosa dei loro avversari, i quali picchiavano tremendamente coi calci dei fucili, rompendo teste e ammaccando dorsi, si erano dati ad una fuga precipitosa, senza pensare ad opporre resistenza.
Il panico ormai si era comunicato a tutti e non pensavano che a mettersi in salvo.
Giunti all’estremità della galleria, essi si precipitarono confusamente nel fiume, salvandosi in mezzo alle scogliere.
Hong, il malese e Sheu-Kin avevano ripreso animo. Vedendo i nemici fuggire, fecero alcune scariche, abbattendo ancora alcuni uomini.
— Approfittiamo della loro sconfitta per fuggire, — disse Hong. — Sheu-Kin, va’ a chiamare Than-Kiù.
— È inutile, — rispose la giovane chinese, comparendo col fucile in mano.
— Vieni, Fiore delle perle, — disse il chinese, afferrandola fra le poderose braccia. — Cerchiamo di giungere sull’opposta riva del fiume.
— E Tiguma?...
— Rapito.
— E lo abbandoniamo?
— Pel momento sì, ma poi... no, non lasceremo quel valoroso fra le mani di quei banditi. Aggrappati al mio collo, e voi due proteggete la ritirata. A te, amica mia, tieni le munizioni onde non si bagnino. Fra poco ne avremo bisogno. —