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194 | Capitolo ventiseesimo |
ed aveva puntata la canna della carabina verso l’entrata della galleria.
— Non muovetevi voi, — disse.
L’uomo saliva sempre. Lo si udiva muovere il terriccio, tirare le radici e respirare affannosamente, e più sotto si udivano altri ad arrampicarsi.
Ad un tratto un’ombra apparve dinanzi alla galleria. Hong puntò rapidamente il fucile e fece fuoco.
La detonazione fu seguìta da un urlo acuto, terribile, e l’uomo scomparve, rotolando giù per la roccia per poi piombare nel fiume.
Abbattuto quel primo avversario, Pram-Li, Sheu-Kin e Than-Kiù si erano spinti innanzi, curvandosi sul margine della spaccatura. Vedendo sotto di loro degli altri uomini, fecero fuoco nel mezzo.
Tre o quattro, colpiti in pieno, caddero addosso agli altri i quali, impotenti a resistere a quell’urto improvviso, rotolarono confusamente fino sulla riva, ammaccandosi o storpiandosi.
Urla furiose s’alzarono alla base della roccia, insieme a due colpi d’arma da fuoco.
Hong, che aveva ricaricata l’arma, si era spinto innanzi, pronto a rispondere, ma ormai i banditi del bagani s’erano allontanati, riguadagnando la riva del fiume.
— Se ne sono andati, — disse Pram-Li, volgendosi verso il giovane selvaggio. — Che ne abbiamo avuto abbastanza?... —
Tiguma crollò il capo in segno di dubbio.
— Non illudetevi, — disse poi. — Voi non conoscete lo spirito vendicativo di quegli uomini.
Il malese nell’udire quelle parole provò un fremito.
— Tu dunque credi che non siano fuggiti? — chiese, con una certa apprensione.
— No.
— Che ci assedino?
— Lo temo: essi non se ne andranno finchè non avranno le nostre teste.
— Miserabili!... — mormorò Hong, dopo che ebbe udita la traduzione. Gettò uno sguardo disperato su Than-Kiù, e poi aggiunse con voce cupa:
— E tutto per salvare quell’uomo!... —