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186 | Capitolo ventiseesimo |
— Ho udito dei rami spezzarsi.
— Sarà stato qualche babirussa. —
Tiguma crollò il capo ripetutamente, come uno che dubiti assai, poi rispose:
— Gli uomini della foresta distinguono il rumore che produce un animale da quello d’un nemico.
— Temi che qualcuno ci spii?...
— È probabile.
— Forse gli uomini del bagani?...
— Possono aver lasciato qualcuno nella foresta per sorvegliarci.
— Siamo ancora bene armati, Tiguma.
— Ma essi sono numerosi e assetati di vendetta.
— Cosa ci consigli di fare?...
— Fermatevi qui ed aspettate che io vada a perlustrare la foresta.
— Ti accompagnerò.
— No, poichè voi non potete strisciare senza produrre rumore. Preparate le armi ed attendete il mio ritorno. —
Il giovane selvaggio fece loro un gesto d’addio, poi si gettò fra i cespugli vicini e s’allontanò silenziosamente, strisciando come un serpente.
Hong ed i suoi compagni videro per qualche istante tremolare le foglie d’alcuni rami, poi non distinsero più nulla, nè udirono il menomo rumore.
— Teniamoci pronti a tutto, amici, — disse Pram-Li. — Se abbiamo avuto la disgrazia d’incontrare la retroguardia degli assalitori, avremo molto da fare per sbarazzarcene.
— Se potessimo frapporre il Bacat fra noi e loro, sarebbe cosa facile sfuggire all’inseguimento, — disse Hong.
— Pare che il fiume sia ancora lontano.
— In caso che ci assalgano, cercheremo un rifugio su qualche grosso albero, — disse Than-Kiù.
— Hai ragione, — rispose Hong. — Guarda, vedo là quell’enorme albero della canfora che ci servirà benissimo per una lunga difesa. Vi sono delle liane che pendono e che ci aiuteranno per dare la scalata.
— E che poi ci affretteremo a recidere, onde impedire agli altri di servirsene.
— Sì, Than-Kiù.
— Zitti, — disse in quell’istante Sheu-Kin. — Mi pare d’aver udito spezzarsi un ramo.
— Sarà Tiguma che ritorna.
Hong aveva appena pronunziate quelle parole, quando si vide riz-