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I cacciatori di teste | 173 |
— Non ancora, fanciulla mia. Aspettiamo di vederci un po’, tuttavia Pram-Li può ordinare al capo di cominciare la sassaiuola. —
Le urla degli assalitori erano cessate, però quei bricconi non avevano abbandonato il campo della lotta, quantunque avessero già subìto un primo scacco. Credendo di aver da fare solamente coi poveri mandayas, si preparavano invece a snidarli.
Ad un tratto l’oscurità viene rotta da una luce intensa che si alza intorno ai grandi alberi sostenenti la piattaforma. Enormi fastelli di rami gommiferi bruciano come zolfanelli, lanciando in aria nembi di scintille e nuvoloni di fumo acre e pesante.
I cacciatori di teste sono visibili. Sono almeno cento, quasi tutti seminudi, armati di scuri, di bolos, di kampilang, di parang e di coltellacci ed alcuni di archi e di frecce e forse queste avvelenate. Per loro difesa poi hanno dei grandi scudi che sembrano fatti di grossa corteccia d’albero e di pelle di tapiro.
Sono tutti assai più alti dei mandayas, più robusti, dalla pelle giallo-bronzina ed i loro lineamenti sono feroci.
In mezzo a loro si mostra per un istante il bagani, un bell’uomo col mento coperto da una folta barba e che ha il capo avvolto in un turbante rosso, segno di uomo valoroso.
Ha in mano un vecchio fucile dalla canna grossa e lunga che tiene puntato in aria ed al fianco gli pende un kampilang enorme.
Da uomo prudente però, dati rapidamente gli ultimi ordini, si affretta a rifugiarsi dietro il tronco d’un albero, prima ancora che Hong avesse avuto il tempo di prenderlo di mira.
— Non importa, — mormorò il chinese. — Ti colpirò più tardi, pezzo di briccone!... —
Intanto i mandayas, spaventati pel fumo che sale da tutte le parti e dalle scintille che minacciano di comunicarsi alle capanne e di distruggere l’intero villaggio, si difendono come possono.
Sparpagliati sui margini della piattaforma, scagliano sugli assalitori sassi, bastoni, grossi rami e lance, ma con poco successo, poichè gli scudi bastano a riparare i cacciatori di teste.
Le donne invece corrono ora qua ed ora là, per ispegnere le scintille che cadono sui tetti delle capanne.
Gli uomini del bagani non stanno inoperosi. Alcuni rispondono a colpi di freccia e gli altri, fattisi sotto la piattaforma, assalgono gli alberi a colpi di bolos per far rovinare l’intero villaggio.
— A me, amici!... — grida ad un tratto Hong. — È il momento di agire. —
Attraversa rapidamente la piattaforma, si caccia fra le capanne, raggiunge l’ultima che si trova fra la biforcazione dell’albero più